Quando ho cominciato a leggere le prime righe, però, sono stata colta da un senso di vertigine: espressioni come "spruvolazzato", "tanticchia", "darrè", "susì" mi davano un senso di spaesamento per non dire di timore, e ho temuto di non farcela. Mi sono allora messa di buzzo buono, impegnandomi a leggere con particolare lentezza, e, dopo i primi capitoli, quindi in tempi piuttosto rapidi... la magia è avvenuta, ed ero stata conquistata da questa lingua saporosa e incisiva al tempo stesso, che sembra fatta apposta per esprimere appieno le ambientazioni barocche del romanzo. Al punto da considerare nella norma un romanzo scritto in dialetto. Questi è difatti organizzato come per scene teatrali, di solito allestite in ambienti chiusi o comunque ben delimitati: la sala del Gran Consiglio, gli appartamenti del Palazzo dove risiede la marchesa Eleonora, le celle di un orfanatrofio, il vescovado, la piazza davanti al Palazzo a Palermo..

In mezzo agli intrighi di un consiglio composto da faccendieri e prepotenti, ladri in pizzi e sete, vescovi pedofili, mandanti di omicidi, dove la corruzione e gli abusi sono la norma - e che ci ricordano tanto certi personaggi dei giorni nostri - Eleonora gioca la sua partita scacchi, di donna in mezzo agli uomini, circondata da poche persone fidate, e unendo alla bellezza la sua intelligenza; e soprattutto operando con buon senso tipicamente femminile. Inizia dunque a fare grandi pulizie e ad attuare tutta una serie di provvedimenti in favore dei poveri, con un occhio di riguardo per le ragazze orfane e le vecchie prostitute non più in grado di esercitare. In poco meno di un mese ottiene quello che il potere corrotto non è stato in grado di fare, o non ha voluto fare, in lunghi anni di indifferenza e cattiva amministrazione. Perché, come dice con semplicità Eleonora in un passaggio del romanzo, se l'uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio, come le hanno insegnato nel convento dove è vissuta prima di sposarsi, qualsiasi ingiustizia, specie nei confronti dei deboli, diventa uno sfregio alla stessa figura divina.
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Autoritratto con girasole di Antoon van Dyck (1632-1633) - Collezione privata del duca di Westminster |
Io ho letto diversi gialli relativi alle indagini di Montalbano. Come dici te, la prima volta ho dovuto superare alcune pagine di spaesamento, poi ho ingranato alla grande e mi sono assicurata delle letture godibilissime e ricche di spunti interessanti, sia psicologici sia sociali. Beh, un romanzo storico di Camilleri! Non me lo posso perdere, grazie Cristina per la segnalazione...
RispondiEliminaStella
Vedrai che non ne resterai delusa, come non lo sono stata io. Quando provavo a tradurre la stessa frase in italiano, mi risultava slavato. Del resto come fai a tradurre una frase del genere (tratta dalla descrizione di Eleonora): "E che occhi! Grannissimi, nìvuri come l'inca, assimigliavano a 'na notti scurosa e scantusa ma nelle quali uno sarebbi stato cchiù che filici di pirdirisi per l'eternità."? Impossibile!
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