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“Di ritorno dal mercato, Bianca vede apparire"Ritratto di Girolamo Savonarola" di fra' Bartolomeo (1498) - Museo di San Marco - Firenze http://www.polomuseale.firenze.it/musei/?m=sanmarco |
I fanciulli rivolgono poi la loro attenzione alle passanti, secondo i comandamenti del Giudice: ‘Provvedete agli abiti e alle portature delle donne e che vadano vestite con modi onesti e semplici.’ Bianca crede che i fanciulli stiano per gettarsi su di lei come gatti inferociti, e, come tutti, ha paura. Teme i loro sguardi adulti e indagatori, le loro mani da furetto, i loro movimenti veloci e implacabili. Invece, le si avvicinano e le chiedono con risolutezza un’elemosina per i poveri. Predica infatti Savonarola: ‘È ricchi, date ’e poveri delle limosine. Peccata tua elimosinis redime.’ La donna toglie qualche fiorino dal sacchetto di stoffa appeso alla cintura, guarda gli occhi fissi e duri dei fanciulli e si chiede se, un giorno, non vi avrebbe riconosciuto gli occhi chiari di Federico. I fanciulli arraffano i denari, e prontamente li mettono in una sacca simile alla sua, solo più capiente; quindi si dileguano, ed ella non può far altro che osservarli, sgomenta.
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Nella penombra di San Lorenzo, il volto del frate confessore sotto il cappuccio e i lineamenti della donna inginocchiata davanti a lui, a testa china, sono irriconoscibili. Le loro voci escono dalle labbra a soffi: inconfondibile, una, nella sua dolcezza minacciosa, colma, l’altra, di una velata preghiera. Quelle voci sono nuvole di nebbia sospinte dal vento: s’incontrano, sostano, si uniscono e si dissolvono e lasciano un vuoto subito riempito.” La Donna dell’affresco s’interrompe a metà, riprende, ancora una volta, in prima persona: “Ero giunta da lui, da frate Filippo, per pregarlo di restituirmi Federico, prigioniero di un mondo di processioni, di crocifissi, di rami d’ulivo e di gemiti. Ma mi sembrava di parlare ad un essere senza più fisionomia, irraggiungibile e sconosciuto, come se avessi voluto ritrovare, sotto strati di terra indurita, un corpo ancora vivo. Un tempo ero stata per lui un ritratto chiuso in una cornice, un uccello in gabbia, una figurina dipinta su un tarocco… Aveva egli bruciato definitivamente la tela più bella, dato l’uccello favorito in pasto ai cani, strappato la carta che non portò fortuna al gioco?
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"San Domenico in preghiera" di El Greco, pseudonimo di Domenikos Theotokopulos (1600-10) - Accademia Carrara, Bergamo http://www.accademiacarrara.bergamo.it/ |
Ad un tratto, accortasi della mia profanazione, la mano scivolò di lato, trasse a sé un rosario e lo chiuso nel pugno. Infine, mentre essa stringeva quello strumento di preghiera, la sua compagna sorse dalla penombra, si levò in aria e mi congedò con ieratica fermezza, mentre egli mi assegnava dieci Pater Noster e dieci Ave Maria da recitare a penitenza dei miei peccati.
Uscii dalla chiesa in preda ad un senso di sollievo, perfino di allegria. In fondo, avevo ottenuto una piccola vittoria sopra di lui: ero riuscita, per la prima volta, a scrutare dentro il suo cuore.”
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