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La copertina del romanzo, nell'edizione economica |
L'autore è particolarmente abile nel tracciare con vivacità il ritratto di una città formicolante, composita ed articolata, e quello psicologico di alcuni personaggi, specie con l'uso dei dialoghi che sembrano essere il suo vero punto di forza. Molto ben delineato mi è sembrato il personaggio di Jaspar Rodenkirchen, monaco eruditissimo dalla lingua affilata, e particolarmente incline a godere delle gioie di Bacco, o lo stesso Jacop la Volpe oppresso dalla rimozione di un'infanzia misera e violenta.
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Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo di Albrecht Duerer (1513) - Staatliche Kunsthalle, Karlsruhe http://www.kunsthalle-karlsruhe.de/ |
Un'altra nota critica è che, nell'edizione economica, c'è una mappa della città cui il lettore dovrebbe fare riferimento quando sono nominate strade, piazze e luoghi, del tutto inservibile a causa del carattere minuscolo e di fondini grigi (mi auguro che nell'edizione lussuosa e di formato più ampio sia più chiara). Questo si nota ancor più a causa delle minuziose descrìzioni degli itinerari nella città, a volte perfino troppo dettagliate.
Il vero problema però è il finale, dove la rivelazione di chi sia davvero l'assassino biondo e del suo passato non è poi così incisiva come le premesse potrebbero farci sperare. La sua candidatura a Diavolo si appanna assai, e la classica spiegazione nella scena del confronto tra lui, Jacop e Jaspar risulta farraginosa e impraticabile (com'è ovvio non posso rivelare niente!). Insomma, la chiusa appartiene al novero di quelle che, in un romanzo dall'ottimo inizio e dalle altrettanto eccellenti premesse, arriva in fondo con il fiato corto. Si avverte che l'autore ha esaurito la carica iniziale, vuoi per mancanza di idee vuoi per stanchezza, e il suo "romanzo-soufflé" si sta sgonfiando dopo essere stato estratto dal forno.
Tutto sommato, quindi, un buon romanzo storico che è in grado di farci trascorrere ore piacevoli e divertenti, ma che non regge il confronto con "I pilastri della terra" di Ken Follet o "Il nome della rosa" del nostro Umberto Eco.
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Per approfondire l'argomento dei finali nel romanzo, vedi anche il mio recente post sulle tecniche di scrittura:
http://ilmanoscrittodelcavaliere.blogspot.it/2013/11/conversazione-xxi-un-finale-col-botto.html
Ottima recensione, come sempre, e molto esaustiva. Complimenti!
RispondiEliminaÈ un vero peccato quando un romanzo, partito bene, non riesce a mantenere il pathos e le promesse. L'accuratezza storica, almeno dal mio punto di vista, può renderne comunque piacevole la lettura.
Più avanti riprenderò questa recensione anche in Storie di Storia per darle ulteriore risonanza :)
Cara Isabel, grazie davvero. Le mie impressioni su questo romanzo peraltro sono confermate anche da altre recensioni lette in rete (solo espresse a volte in maniera più virulenta della mia...!),
RispondiEliminaRiprendo qua una riflessione postata su Facebook, perché stavo facendo delle considerazioni tra me e me sul romanzo storico proprio in seguito alla lettura di questo romanzo, dignitoso ma non profondo, e mi sembra utile averle qui anche per chi non ha la pagina Facebook.
Ci sono in circolazione moltissimi romanzi come questo, di intrattenimento, ma secondo me manca proprio quel 'quid' capace di farli distinguere l'uno dall'altro. Uno sguardo che vada oltre il dato contingente e lo differenzi. Qualcosa di veramente nuovo.
Naturalmente non parlo dei miei romanzi, perché non mi considero così presuntuosa. A me ad esempio non dispiacciono i romanzi di Valerio Evangelisti sull'inquisitore Eymerich che mischiano vicende del 1200 con sprazzi sul futuro, proprio oltre il nostro tempo.
Una recensione ben argomentata (come sempre) e veramente utile al lettore. Peccato, però... Quando un romanzo è un'occasione mancata ci perdiamo tutti: autore e lettore.
RispondiEliminaCito dal web: "Il diavolo nella cattedrale è il primo romanzo di Frank Schätzing, scritto nel 1995, tradotto da Emanuela Cervini. In Italia è stato pubblicato solo nel 2006, dopo il secondo romanzo dell'autore, di maggior successo, Il quinto giorno (scritto nel 2004 e pubblicato in Italia nel 2005)."
RispondiEliminaForse valeva la pena che la casa editrice lo rivedesse insieme con l'autore prima di ripubblicarlo. Ad ogni modo Schaetzing è un autore di successo, e non credo che la mia recensione intacchi le numerose vendite.
Nadia ha ragione, la delusione è forte quando un romanzo non mantiene le promesse dell'inizio.