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Avevo una luna grande come il Duomo di Milano... |
Siccome non amo inserire fotografie della mia persona, ne inserirò una di me medesima all'età di un anno circa, in una serie di scatti. Ero stata portata dal fotografo per eseguire delle foto di rito. Negli anni '60, si usava acconciare i capelli delle bambine con un ciuffetto in cima alla testa, ornato da un fiocco e io non facevo eccezione alla regola. Da questo dettaglio si intuisce al volo la mia ormai veneranda età.
Per quanto riguarda le domande, mi servo invece del mini-questionario di Proust, adattandolo un po' alle mie esigenze. Ecco qua:
1. Il tratto principale del tuo carattere?
La sgobbosità. Lavoro sempre e, non contenta, mi creo altre occasioni di lavoro come la calamita che attira il ferro. Anche l'indipendenza, però, intesa a tutto campo: in nome dell'indipendenza ho compiuto scelte ben precise, che non ho mai rimpianto.
2. La qualità che preferisci in un uomo?
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La luna cresce... |
3. E in una donna?
La sincerità. Detesto le persone che mi parlano alle spalle, specie le donne. Sparlare è un'occasione di amicizia mancata, e di solidarietà.
4. Il tuo principale difetto?
Il perfezionismo. In me convivono due nature, una di stampo austro-ungarico – che mi ha valso il soprannome di Sergente McMuffin 2.0 in famiglia – e un’altra più creativa e anarcoide. Con il tempo hanno imparato a vivere nello stesso condominio, ma non è stato facile.
5. L'ultima volta che hai pianto?
Nel 2008, per motivi che qui non posso rivelare... mi dispiace per il questionario.
6. Il giorno più felice della tua vita?
Tutte le volte che scrivo per me stessa, quindi piuttosto spesso per fortuna. Sono molto felice anche quando viaggio, però. In generale, sto molto meglio ora di quando avevo vent’anni.
7. E il più infelice?
I giorni dell’(allora) scuola media, dove mi sentivo Calimero pulcino nero in mezzo a moltissime pulcine fascinose. Se dovessi proprio menzionarne uno in particolare, il giorno della morte di mio padre vent'anni fa. Avevamo appena iniziato a conoscerci meglio, e fu un duro colpo.
8. Se dovessi cambiare qualcosa nel fisico?
8. Se dovessi cambiare qualcosa nel fisico?
Ritornerei al peso ideale che avevo quando avevo trent’anni, pre diagnosi ipotiroidismo.
9. Quando hai iniziato a scrivere?
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Un sorriso finale... è stato nominato il mio personaggio preferito. |
9. Quando hai iniziato a scrivere?
All'età di otto o nove anni. Era un racconto western, perché all'epoca vedevo un sacco di film di cowboy con mio padre. Aveva come protagonista un cowboy soprannominato Nerocorvo che, ovviamente, faceva una brutta fine.
10. Un racconto in circa 140 caratteri?
11. Il tuo motto?
10. Un racconto in circa 140 caratteri?
La bambina inciampò e cadde attraverso il vetro della porta-finestra. Si trovò seduta in un’aureola di vetri acuminati come pugnali. Senza un graffio.
(episodio realmente accaduto all’età di un anno, quindi all'epoca delle fotografie del post).
11. Il tuo motto?
'Niente è come appare' ('Nihil est sicut apparet') che è divenuto il motto di uno dei personaggi del mio romanzo “La Colomba e i Leoni” (Geoffroy de Saint-Omer).
Il ciuffetto in testa lo avevo anch'io! E' un piacere conoscerti meglio (disse lei, che alla nomination si stava bellamente sottraendo...)
RispondiEliminaVero che imperversavano i ciuffetti in testa, e per i maschietti i capelli con la classica "banana"!
EliminaPer quanto riguarda il vestiario, gli abiti a nido d'ape e le scarpe con gli occhietti. Sai, Grazia, di solito racconto poco di me perché ho sempre l'impressione che non interessi a nessuno... invece è vero il contrario. :-) Quindi aspetto le tue rivelazioni, da vera nominata.
Ma che belle foto!
RispondiEliminaCommento OT
Ma i nati in quest'era digitale, arrivati a una certa età avranno le foto di quand'erano bimbi?
Il fotografo era stato particolarmente bravo, alla fine era riuscito a farmi sorridere.
EliminaPenso che i nati in quest'era digitale avranno le loro foto, forse il problema è che saranno fin troppe. Ho constatato che la facilità dello scatto con la macchina digitale spesso produce scatti meno mediati, a volte tutti uguali.
Ciao. Eri una bella bambina.Gli occhioni dolci sono rimasti e si specchiano in q.no che conosciamo. Hai tre scatti: il primo attento e rilassato, oserei dire composto, il secondo parrebbe "ma che mi stanno raccontando..", ti vedo perplessa per sfociare nel terzo scatto "ah si, questa è bella! Divertente!" Infatti c'è un sorriso. Cristina sei grande come sempre. Un grosso bacio
RispondiEliminaE' bello rivedersi nelle vecchie foto, e come si è cambiati pur rimanendo se stessi.Poi il bianco e nero ha un fascino impagabile... Grazie per il tuo commento!
EliminaMa che bella bambina! Dolcissima! E lo sguardo è sempre lo stesso...E' vero: il bianco e nero ammalia!
RispondiEliminaCiao Stella, grazie per essere passata.
EliminaChe tipo di bambina eri, tu? Scommetto che eri un po' timida, ma curiosa... :-) Ad ogni modo bellissima come sei ora.
Che bambina carina! Avevi un bel piglio intelligente e l'aria riflessiva. Non ti ho mai vista di persona, ma scommetto che nulla è cambiato nell'espressione :)
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso i punti personali, così conosciamo qualcosa in più di te.
Sì, all'epoca si usava rimpinzare i bambini affinché fossero belli tondi... dopo la guerra, i nostri genitori si premuravano affinché avessimo tutto il necessario, e anche di più.
EliminaGrazie a te di essere passata a commentare! :-)