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Una volta una pittrice mi disse che ogni quadro esprime una stagione: la linea, la composizione, la predominanza dei colori caldi o di quelli freddi, la forza del segno, il tema e molti altri elementi concorrono a far pensare a una stagione anziché a un’altra. Confesso che l’idea mi colpì e mi stuzzicò non poco, e ci ho ripensato a più riprese. Per inaugurare bene il 2016, con questo primo post vi propongo ora un gioco non solo con la pittura, ma anche con ciò in cui siamo maggiormente appassionati, cioè scrivere. Comincerò quindi proponendovi quattro quadri abbinati alle quattro stagioni, per poi passare a quattro romanzi celebri. Come ultima cosa analizzerò il mio ultimo romanzo, assegnandogli una stagione.

Joie de vivre (Gioia di vivere) di Henri Matisse
(1905-1906) –  Merion, the Barnes Foundation

Estate
Questo quadro di Henri Matisse, appartenente alla corrente pittorica dei ‘fauves’, richiama indubbiamente la stagione estiva per la linea morbida e sensuale, la predominanza dei colori caldi, i corpi spogliati, le coppie allacciate nell’amore. I colori freddi, come il verde e il blu, sono esiliati attorno alla composizione, o sopraffatti dall’abbondanza dei colori caldi, il rosso, l’arancione, il giallo. Alcuni corpi sono sottolineati dal rosso, significativamente nella parte che è a contatto con la terra.

Tutto è un’esplosione di luce e un irradiamento di energia potente. Questa tela ci abbaglia, ci colpisce gli occhi proprio come i violenti raggi del sole estivo ci feriscono la vista, ci inducono a chiudere le palpebre. Quasi ci sembra di avvertire il calore dell’estate.  Il titolo è significativo ed è esplicitamente legato a ciò che esprime il quadro, tuttavia potremmo capire l’opera anche senza il suo aiuto. Nel caso del pittore surrealista Magritte, infatti, il titolo non solo non contribuisce a chiarire il quadro, ma spiazza e introduce un elemento narrativo nelle sue composizioni, come se il titolo fosse un piccolo racconto a se stante.

San Giuseppe Falegname di Georges de la Tour
(1640) – Musée del Louvre, Parigi
Autunno

Il quadro del pittore francese Georges de la Tour mostra il falegname Giuseppe nella sua bottega, in compagnia del piccolo Gesù che, reggendo una candela, illumina il lavoro del padre putativo. L’opera mostra grande realismo nell’esecuzione delle fattezze dell’uomo e nel gesto vigoroso che compie utilizzando il succhiello (strumento tipico dei carpentieri) per perforare una trave di legno.


L’uso della luce, tipico di questo pittore, conferisce volume e fa balzare fuori persone ed oggetti donando alla scena un senso di mistero e di sogno. Il volto del bambino è completamente illuminato, reso diafano dalla luce della candela, le mani sono diventate trasparenti. Lo sguardo di Gesù è assorto in una visione lontana, come se egli sapesse di non appartenere a questo mondo. Il particolare commovente è che, invece, Giuseppe ha gli occhi pieni di lacrime nel fissare quel figlio non suo. De la Tour non introduce alcun elemento religioso nei suoi quadri, che hanno come protagonisti uomini e donne di ceti altoborghesi. Nei suoi quadri procede per allusioni, come in questo dove il foro eseguito dal carpentiere, e la trave, ricordano i buchi dei chiodi con cui saranno fissati le mani e i piedi di Cristo, e il legno della croce.

La composizione richiama l’autunno per i colori prugna e marrone, per l’atmosfera raccolta e domestica, per l’uso della fiammella e degli attrezzi di lavoro.

Ritratto di Eleonora di Toledo col figlio Giovanni
di Agnolo Bronzino (1544-1545 ca),
Galleria degli Uffizi, Firenze

Inverno
Agnolo Bronzino è un pittore di quadri istituzionali, ed è stato uno dei più abili ed incisivi ritrattisti della corte medicea nella Firenze tardo rinascimentale. Tutti i ritratti da lui eseguiti sono caratterizzati da una grande compostezza nei soggetti ritratti, e da un’esecuzione talmente perfetta da risultare fredda. Nel quadro che vi propongo qui accanto sono mostrati la bellissima duchessa di Firenze Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de’ Medici, in compagnia di uno dei suoi undici figli, probabilmente Giovanni nato nel 1543 e destinato a diventare cardinale. Tutto il quadro esprime l’idea del potere assoluto, a cominciare dalla sontuosità dell’abito della donna, dai gioielli che indossa e dalla sua carnagione levigata.

Definisco invernale questo quadro per l’assoluta predominanza dei colori freddi, specialmente per lo sfondo piatto, e per la posa statica e rigida, che comunica un senso di distacco. Il bambino sembra appena più irrequieto, e con gli occhi vispi si rivolge allo spettatore. Se osserviamo bene, tuttavia, negli occhi di Eleonora è celata una sfumatura di malinconia, come accade nell’inverno in cui, sotto il suolo, è nascosta la vita che sboccerà nella stagione successiva.
La lettrice di Claude Monet (1872)
The Walters Art Museum, Baltimora

Primavera
Tra i quadri che si ispirano alla primavera, non poteva mancare un’opera di Claude Monet. Per la verità questo quadro ricevette dal suo autore proprio il titolo di Primavera, poi durante una mostra nel 1876 ebbe il titolo più generico di Donna che legge, o La lettrice. L’opera mostra la prima moglie del pittore, Camille Doncieux, intenta alla lettura in giardino.

Come nel quadro di Matisse, anche se non fossimo a conoscenza del titolo non avremmo dubbi in proposito: i colori pastello, tra cui il rosa soffuso e molto delicato del cappello e della veste, il verde dell’erba e delle foglie decisamente giovani, i fiori appena spuntati, le macchie di sole sulla gonna, e il senso di quiete e di freschezza di questo angolo di giardino non possono che richiamare la più bella tra le stagioni (almeno secondo me!). La donna stessa sembra un fiore in pieno sboccio, e sembra posata su un’acqua verde, sospesa e fluttuante ad una corrente invisibile.

Passiamo ora ai romanzi. Qui il gioco degli abbinamenti si fa più difficile, perché com’è ovvio non siamo aiutati dall’aspetto visivo dei quadri, ma dobbiamo far scaturire la stagione dal romanzo nel suo complesso. Del resto, è questo il bello della narrativa, che mette in moto la fantasia ed è cibo per la mente e l’immaginazione. Anche per questo motivo, ho deciso di non abbinare nessuna copertina, ma di lavorare con voi esattamente come si fa leggendo un romanzo.

Estate – Via dalla pazza folla di Thomas Hardy


Per l’estate ho scelto questo romanzo del 1874 e primo successo letterario dello scrittore. Nel romanzo vengono narrate le vicende del pastore Gabriel Oak, un uomo saggio e concreto. Egli si innamora della bellissima e povera Bathsheba Everdene, ma lei rifiuta la sua proposta di matrimonio. Dopo qualche tempo Gabriel, per un improvviso rovescio di fortuna, perde il gregge e la casa, ed è costretto ad andarsene altrove in cerca di lavoro. Al contrario, Bathsheba riceve un’inaspettata eredità da parte di uno zio, e per un caso Gabriel si trova a lavorare nella fattoria alle sue dipendenze; i ruoli sono così rovesciati. La ragazza dimostra spiccate abilità di imprenditrice nella gestione della tenuta e dei suoi sottoposti, quasi tutti uomini. Nella vita di Bathsheba entrano poi altri due corteggiatori, il fittavolo William Boldwood suo vicino di casa, e il sergente Francis Troy, un giovane spavaldo dai trascorsi poco chiari; e la storia va così a complicarsi enormemente.

Questo romanzo mi ha sempre richiamato l’estate. Come l’estate, è un romanzo solare e pieno di energia, con i suoi paesaggi e i suoi riti agricoli, e con improvvisi e violenti acquazzoni che oscurano il cielo, e non solo in senso reale (ci sono un paio di temporali che minacciano di rovinare il raccolto e la fienagione), ma anche in senso esistenziale. Amo molto Bathsheba, che è un personaggio volitivo e affascinante e tratta alla pari con il mondo maschile che la circonda, facendosi valere; può essere civetta e, a volte, irritante, ma è comunque un personaggio fuori dal comune. E, proprio come in estate, nel libro c’è un personaggio solido come una quercia, come del resto suggerisce il suo cognome, che puntualmente corre in aiuto della donna che ama, e fa ritornare il sereno.

Autunno – La signora Dalloway di Virginia Woolf


Si tratta di un romanzo pubblicato dall’autrice nel 1925. Il romanzo narra la giornata della signora Dalloway e di altri personaggi che, a turno, si trovano sia sullo sfondo che in primo piano. La storia inizia alle 10 del mattino di un mercoledì del giugno 1923, quando Clarissa Dalloway, una ricca signora cinquantenne, si dirige a Bond Street per comprare dei fiori per la festa elegante che sta organizzando per la sera stessa. I movimenti di Clarissa sfiorano il percorso di Septimus Smith, un veterano della Prima Guerra Mondiale, che soffre di disturbi mentali poiché durante la guerra vide il suo migliore amico Evans morire di fronte a lui. Per tale motivo è costretto dalla moglie a sedute con lo psicologo. A livello letterario, il romanzo è estremamente innovativo in quanto applica la tecnica del monologo interiore, o flusso di coscienza, inaugurato da Marcel Proust. I ricordi sono scatenati dalla vista di un oggetto qualsiasi, che va a smuovere gli strati più profondi dell’inconscio, in una continua mescolanza tra memoria effettiva, sogno e realtà quotidiana. Non è un caso la presenza di uno psicologo nella storia.

Ho assegnato l’autunno a questo romanzo in quanto contiene in sé una vena di tristezza, e un insistito presagio di morte e quasi una luce tiepida, declinante. Molti personaggi del libro sembrano tirare le somme della propria esistenza, a volte con rimorso a volte con rimpianto. Alcune figure, come la stessa protagonista, racchiudono un mistero non facilmente spiegabile.
Inverno – Domani nella battaglia pensa a me di Javier Marías

Nonostante il titolo, questo romanzo dello spagnolo Javier Marías pubblicato dal 1994 non appartiene al genere del romanzo storico. Il titolo viene ripreso dal dramma di Shakespeare Riccardo III, atto V, nella notte precedente alla battaglia dove al re usurpatore si mostrano, ad uno ad uno, i fantasmi di coloro che ha assassinato. Ognuno di loro pronuncia la frase: “Tomorrow in the battle think of me, and fall thy edgeless sword; despair and die!” La storia narrata nel romanzo infatti si svolge nella Madrid dei nostri giorni, e ha inizio quando Víctor Francés il protagonista, di professione sceneggiatore per il cinema e la TV, ha un’avventura erotica che si conclude con la morte imprevedibile della donna, che trova cadavere nel proprio letto. Inizia quindi una vicenda complessa, dove si moltiplicano le possibili varianti, tra riapparizioni di persone date per morte, elucubrazioni mentali, alternative che forse non esistono, e altro ancora, il tutto visto dagli occhi di Victor che narra in prima persona questo complicato gioco di specchi cui è sottoposto.
Quando lo lessi, ricordo che ammirai molto la capacità del protagonista nel guidare il lettore lungo i percorsi tortuosi nei ragionamenti del protagonista. Ricordo che lo trovai, però, troppo cerebrale e troppo freddo per i miei gusti… esattamente come l’inverno, dove tutto è immobile allo sguardo, e tuttavia sotto la terra innevata o apparentemente inerte formicola la vita (come nella mente del protagonista).
Primavera – All’ombra delle fanciulle in fiore di Marcel Proust

Confesso che ho fatto una gran fatica a trovare nella mia memoria un romanzo celebre che possa essere abbinato alla primavera, una stagione ricca di promesse, dalla luminosità intensa e crescente e dai colori delicati. Avevo pensato di mettere Fantasia di mandorli in fiore di Lucio d’Ambra, uno scrittore del Ventennio che ho recensito sul blog, ma ben pochi lo conoscono. Allora ho consultato l’elenco dei 100 libri della mia vita, cioè il meme lanciato da Ivano Landi, e mi è venuto in mente il secondo romanzo di Proust appartenente al ciclo della Recherche. Il romanzo narra la storia di un gruppo di fanciulle incontrate dal protagonista a Balbec tra cui troverà un nuovo amore, ed è suddiviso in due sezioni: La signora Swann (Autour de Madame Swann) e Nomi di paesi: I paesi (Noms de pays: Les pays). Il romanzo fu pubblicato dall’autore nel 1919, sei anni dopo il primo volume a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Vi confesso con il massimo candore che, però, non me lo ricordo per niente!
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Siamo quasi giunti al termine, e quindi chiamo in causa il mio ultimo romanzo 
La Colomba e i Leoni – I La terra del tramonto
ambientato all’epoca della Prima Crociata negli anni 1095-1099 e, in parte, nel 1104. Indubbiamente il romanzo si abbina all’estate, e non solo per questioni geografiche, in quanto si svolge per la massima parte in luoghi dominati dai deserti, dove spesso le temperature sono insopportabili, come il Marocco, l’Andalusia e la Terrasanta. Un altro motivo, forse anche più importante, è che ci sono personaggi pervasi da una luce interiore (come il sufi Mandhur) o consumati dal fuoco divorante dell’amore e dell’ambizione (come il principe maghrebino Ghassan) o purificati dalla fiamma del dolore (come lo schiavo cristiano Jamil).
Naturalmente ora aspetto i vostri commenti, con quattro titoli di romanzi che preferite abbinati alle quattro stagioni. E a quale stagione abbinereste il vostro ultimo romanzo, se siete anche voi scrittori!


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Aggiornamento:
Hanno partecipato al mio involontario “meme” che ha riscosso grande successo:

  • Ivano Landi: Ecco l’incipit del suo post: “… condivido adesso con piacere questa bella iniziativa inaugurata da Cristina M. Cavaliere con il post I quadri, i romanzi e… le quattro stagioni. Si tratta di abbinare un romanzo e un dipinto a ognuna delle quattro stagioni.”
  • Marina Guarneri: Ecco l’incipit del suo post intitolato “Il sapore del romanzo (Stagioni, Narrativa e Arte)”: “Cosa vi colpisce, di solito, quando leggete un romanzo, a parte la storia, ovviamente?