Ho appena letto l’articolo di presentazione sul sito di Fabbrica Borroni delle motivazioni con cui è stato intrapreso il progetto Spirito Italiano per la presentazione di giovani artisti in Italia, che vi invito a leggere per intero se ancora non l’avete fatto (http://www.fabbricaborroni.it/spirito-italiano.html). Vorrei ora prender spunto dall’articolo per fare un collegamento tra la situazione in cui versa lo stato degli artisti e quello degli scrittori in Italia.
Cito il giornalista per avviare il dibattito: “Il sistema dell’arte italiano sta morendo soffocato dalla situazione in cui si è messo da parecchi anni: gelido, elitario, una cupola mafiosa composta da due o tre riviste, quattro gallerie, poche decine di collezionisti “guidati”.” Chi lavora da tanti anni nell’ambito editoriale, come me, sebbene in un settore di nicchia come le lingue nella scolastica, ma che è un appassionato lettore e scrittore, non può che riconoscere in questa descrizione le stesse modalità che governano il mondo della pubblicazione in narrativa. Poche case editrici ormai dominano il panorama, dopo acquisizioni selvagge andate avanti per anni, dove i pesci grandi hanno mangiato i piccoli e che hanno dato come risultato l’emersione di pochi gruppi editoriali, spesso collegati a poteri politici.
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A sinistra: “Cenerentola e la Fata” – Illustrazione di Millicent Sowerby 1915 – Dall’undicesima edizione dell’Encyclopaedia Britannica (1911). Siamo sicuri che la fata voglia davvero aiutare Cenerentola?
Dice il giornalista: “Questi non sono galleristi, sono affittacamere senza vergogna o nella migliore delle ipotesi mercanti travestiti. Così tanti giovani artisti sono scoraggiati, inerti, non sanno come reagire e quasi sempre non possono reagire, stanno ancora ad aspettare che questi squallidi personaggi si degnino di prenderli in considerazione. E vivono nella paura di ribellarsi a questo stato di cose, temendo di essere esclusi per sempre dai giri che contano.” Accade la stessa cosa per i giovani scrittori (e anche meno giovani, non ne faccio una questione di età: siamo tutti nella stessa barca, sebbene i giovani siano più esposti), che, come nella favola di Pinocchio, vengono raggirati dal Gatto e dalla Volpe di turno, i quali promettono che dalle loro opere scaturiranno gli zecchini d’oro del Campo dei Miracoli. E molti autori, vuoi per inesperienza vuoi anche per vanità – non siamo affatto immuni da peccati – si fanno abbindolare da false promesse, e cominciano a pagare. Sono gli stessi meccanismi psicologici che governano le televendite, i consulti da sedicenti maghi, le visite da ciarlatani che ti promettono miracoli salutistici e via discorrendo.
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Il Gatto e la Volpe cercano di abbindolare Pinocchio |
Carissimi, leggendo queste parole, non vi vengono forse in mente gli ultimi scandali legati ai premi letterari di “alto” (chiamiamolo così) livello? E a nessuno è mai balenata l’idea che queste case editrici, ormai in crisi irreversibile per via della crisi economica e l’incalzare della rivoluzione nel digitale, si mettano d’accordo e si spartiscano il territorio, cioè decidano quale autore deve vincere, e quale no? E ai lettori non viene il dubbio che le classifiche commerciali dei libri più venduti possano essere fasulle, e che quindi abbiano lo scopo di spingere all’acquisto dei libri nelle prime posizioni in classifica, solo perché “così fan tutti” e si fa “bella figura” regalando il romanzo dell’autore in auge?
“Per fortuna esiste, e oggi vive malamente, una moltitudine di artisti, curatori, giovani e veri galleristi in pectore, possibili nuovi collezionisti, sinceri appassionati d’arte che non possono, non debbono e non vogliono entrare in questo sistema, e perciò o si adattano rinunciando ai loro ideali e alla loro voglia di costruire qualcosa di nuovo, o continuano a lottare e a progettare ma rimanendo per ora ai margini del sistema. L’arte è diventata inaccessibile se non per pochi eletti, che discutono fra loro e purtroppo decidono ancora oggi il destino degli artisti, in base a considerazioni che di artistico hanno poco o nulla…” È un dato di fatto che un editore sia anche imprenditore, che debba ricavare un profitto dalla vendita delle opere in catalogo; altrimenti sarebbe solo un benefattore a tempo perso. Ma deve essere un editore intelligente, e non rispondere solo a logiche di puro mercato, cavalcando le mode e stampando libri scritti (cosa di cui dubito) da calciatori, comici, veline, o dai personaggi del momento, solo per vendere qualche migliaio di copie in più. Si tratta di un meccanismo da cui può ricavare i “pochi, maledetti e subito”; ma che alla lunga si rivela fallimentare e alimenta un meccanismo tortuoso e malato.
Hai detto praticamente tutto! Uno sfogo, una denuncia, una vera e propria dichiarazione d'attacco, che appoggio in pieno, condividendo ogni singola parola. Continuiamo a dare battagli agli editori speculatori, sperando che la nostra voce arrivi sempre più in alto. Al diavolo le classifiche, al diavolo le edizioni rilegate con sovracoperta costosissime, al diavolo gli editori che chiedono soldi, al diavolo i premi letterari fasulli. Sono solo ingranaggi di una macchina malata che va ristrutturata dalle sue fondamenta!