L’amicizia è un sentimento che va costruito con pazienza, giorno per giorno, e che è difficile far crescere in un’epoca frammentaria, superficiale e frettolosa come la nostra. Si potrebbe paragonare alla coltivazione di un giardino, cioè qualcosa che fiorisce in maniera spontanea – con l’attrazione reciproca, e senza questa spontaneità non c’è giardino che tenga – ma che va anche curata innaffiando, concimando, strappando le erbacce.
Molti asseriscono che l’amicizia sia superiore all’amore, perché è un sentimento che non implica tutta la componente di natura sessuale (e spesso conflittuale) propria dell’amore terreno. Di rado in amicizia si pretende di cambiare l’altro o convertirlo al nostro supposto ideale di perfezione. Gli amici si prendono così come sono.
L’amicizia è dunque complicità, comprensione con o senza parole, cameratismo, arricchimento reciproco, scherzo, solidarietà, leggerezza, comunione spirituale. Non si misura nemmeno sulla quantità di contatti, ma comunque su un pronto rinfocolamento dell’affetto anche nel caso di periodi di silenzio prolungati. A differenza dei legami di sangue o coniugali, l’amicizia è espressione di libertà e scambio disinteressato.
Ho molti amici di vecchia data, un paio addirittura risalgono all’infanzia, e altri di recente acquisizione. Ognuno ha una personalità propria. Alcuni sono egocentrici, altri la generosità personificata; alcuni sono timidi, altri estroversi; alcuni scrivono o svolgono attività creative, molti leggono; altri non leggono per nulla, ma mi fanno morir dal ridere con il loro humour. Del resto, ogni persona dà quello che è in grado di dare, ed è inutile pretendere la luna. Con il tempo ho imparato comunque a sviluppare un certo fiuto nei confronti di persone che mi avvicinano per opportunismo (le persone che ho ribattezzato “dal rubinetto stretto”).
Nel campo dell’amicizia, di fulgidi esempi in letteratura ce ne sono davvero moltissimi, e mi è piaciuto sceglierne alcuni per compiere una carrellata, inserendo anche alcune figure davvero memorabili, e che appartengono alla nostra infanzia e adolescenza. Ho segnato quindi il titolo dell’opera dove si possono rintracciare questi amici esemplari, naturalmente l’autore ed una citazione.
“I tre moschettieri” di Alexander Dumas (1844)
Anche chi non ha letto questo romanzo d’appendice, ne conosce a grandi linee le vicende, se non altro per le sempre nuove edizioni cinematografiche, più o meno riuscite. I protagonisti sono tre moschettieri del re e il ribaldo guascone D’Artagnan, fra cui, dopo il turbolento approccio iniziale, si sviluppa un fortissimo legame di solidarietà e fiducia reciproca. Come dimenticare il tormentato e affascinante Athos, il raffinato Aramis, il goliardico Porthos, e il loro protetto, e le avventure per recuperare la spilla con i puntali di diamante della regina e salvaguardare l’onore della regina stessa, per affrontare di volta in volta le guardie del cardinale Richelieu e gli intrighi della perfida Milady?
Se c’è un esempio romantico e cameratesco di amicizia maschile, è proprio in questo romanzo che è un “sempreverde” della letteratura per ragazzi e gode di una fortuna inesauribile. Le figure dei moschettieri sembrano rappresentare anche le tre facce di un unico essere, che accompagna il più giovane amico in una sorta di rito di passaggio all’età adulta, soprattutto tramite la conoscenza del dolore.
Tipo di amicizia: maschile.
Citazione: “Mio caro d’Artagnan, credetemi, nascondete bene le vostre ferite quando ne avrete. Il silenzio è l’ultima gioia degli infelici; guardatevi bene dal mettere chicchessia sulla traccia dei vostri dolori: i curiosi succhiano le nostre lacrime come le mosche il sangue d’un daino ferito.” (Athos)
“Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen (1813)
Dopo aver parlato di amicizia al maschile, ho scelto questo romanzo perché secondo me contiene uno dei più begli esempi di amicizia al femminile in letteratura: quello tra due sorelle, per giunta, Jane ed Elizabeth Bennett. La storia è risaputa: nel piccolo paese di Netherfiel, la signora Bennett provvista di cinque figlie da marito entra in fibrillazione con l’arrivo di un ricco scapolo, il signor Bingley. Questi è accompagnato da un amico, il signor Darcy, che all’apparenza è un concentrato di altezzosità e snobba le fanciulle di campagna. Il romanzo non è solo un capolavoro psicologico, ma offre anche uno spaccato sociale molto acuto dell’epoca, dei suoi riti e delle sue convenienze.
Ad ogni modo, l’affetto e la complicità tra le maggiori delle sorelle Bennett – la dolce e ingenua Jane e l’intelligente, volitiva Elizabeth – mi ha sempre colpito moltissimo. Le due ragazze si confidano nella loro stanza, si capiscono con un’occhiata, non riescono a rimanere lontane l’una dall’altra a lungo, ragionano insieme sui loro sentimenti e sulle loro disavventure. Elizabeth si reca a trovare la sorella ammalata nella casa dei Bingley, suscitando lo scherno della sorella di Bingley, che ha messo gli occhi su Darcy, e forti reprimende per lo stato della sua gonna infangata.
Tra le sorelle c’è dunque una comunione spirituale molto profonda, al punto da farle sembrare gemelle, e senza dubbio questo legame rispecchia quello che la stessa autrice ebbe con la sorella Cassandra.
Tipo di amicizia: femminile.
Citazione: “Le donne si immaginano che l’ammirazione significhi più di quello che è.” “E gli uomini si danno un gran da fare perché esse se lo immaginino.” (Jane e Elizabeth)
“L’amico ritrovato” di Fred Uhlman (1971)
Un romanzo breve, ma molto intenso, in cui il valore dell’amicizia è sottolineato fin nel titolo. Nella Germania degli anni ’30, il protagonista narra in prima persona la nascita del legame di lui, un ragazzo ebreo, con il compagno di scuola, l’aristocratico Konradin von Hohenfels. Le circostanze della vita e soprattutto il clima di persecuzione razziale li separeranno. Deluso dal raffreddarsi della loro amicizia, il protagonista emigra con la famiglia negli Stati Uniti per scampare all’Olocausto; ma, dopo alcuni anni, viene a sapere delle scelte di Konradin per contrastare il nazismo, e finalmente “ritrova l’amico.”
Tipo di amicizia: adolescenziale.
Citazione: “I giovani tra i sedici e i diciotto anni uniscono in sé un’innocenza soffusa di ingenuità, una radiosa purezza di corpo e di spirito e il bisogno appassionato di una devozione totale e disinteressata. Si tratta di una fase di breve durata che, tuttavia, per la sua stessa intensità e unicità, costituisce una delle esperienze più preziose della vita.”
“Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry (1943)
Anche questo romanzo, che è più un lungo racconto poetico per la verità, è diventato così celebre da costituire un piccolo classico; difatti offre la possibilità di una lettura a più livelli, sia per l’infanzia che per il mondo adulto. Al suo apparire l’opera fu illustrata da una serie di disegni realizzati dallo stesso autore.
Un pilota di aerei precipita nel deserto del Sahara, e incontra un bambino sbucato dal nulla e che gli chiede: “Mi disegni una pecora?” Il bambino spiega che vive su un lontano asteroide dove abita in compagnia di una rosa. Egli ha però molto viaggiato nel cosmo incontrando gli esseri più strani. Ogni capitolo è dedicato all’incontro con uno di questi personaggi, che rappresenta una tipologia di persona adulta e che sconcerta il bambino.
Tipo di amicizia: tra adulto e bambino, tra bambino e animale.
Citazione: I grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: «Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?» Ma vi domandano: «Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?» Allora soltanto credono di conoscerlo. (capitolo IV)
“Il signore degli anelli” di J.K. Tolkien (1954)
Le vicende dell’immaginaria Terra di Mezzo, con i suoi popoli, i suoi usi e costumi, i suoi re e le sue guerre hanno dato l’avvio a una vera e propria mitologia che ruota attorno al malefico anello di Sauron, che solo il piccolo Hobbit Frodo sarà in grado di portare senza esserne annientato. A lui è affidato il compito, insieme con i suoi compagni d’avventura (la Compagnia dell’Anello) di compiere il pericoloso viaggio per arrivare fino al Monte Fato e gettare l’anello nelle fiamme per distruggerlo.
Senza l’aiuto e l’intervento di Sam, molto di quello che Frodo riesce a realizzare non potrebbe trovare compimento, ed è l’umile Sam che, alla fine, salva il suo padrone e l’intera situazione dal disastro. E rimane con lui fino alla fine dell’avventura, con devozione, per quello che gli è consentito.
Tipo di amicizia: tra persone non pari grado.
Citazione: Non posso portare l’Anello per voi, ma posso portare voi! (Sam a Frodo)
Ci sono moltissime altre figure di amici, non da ultimo nella letteratura classica come Eurialo e Niso, oppure i gemelli Castore e Polluce, o ancora Narciso e Boccadoro di Hesse e i miei intramontabili Sandokan e Yanez… ma mi fermo qua.
Se penso ai personaggi principali dei miei romanzi, mi rendo conto che spesso in loro l’amicizia tracima in un legame d’amore conflittuale o, in qualche modo, si corrompe per l’invidia sotterranea di uno dei due. Mi sembra di notare che non ci siano legami di amicizia a tutta prova, ma che inevitabilmente siano destinati a cambiare, a volte addirittura involversi nel tempo. Per i personaggi secondari invece è tutto un altro discorso: essi vivono i loro rapporti amicali in maniera più disinvolta e senza tribolazioni.
Quali sono i vostri amici preferiti in letteratura? E avete mai riflettuto sui legami di amicizia tra i vostri personaggi? Come li vivono, in maniera serena o ci sono aspetti anche oscuri?
L'amicizia è un tema importante nel romanzo che sto scrivendo, e che si mostra in due diversi ambiti: all'interno della band in cui suona il protagonista e, più in generale, nella sua cerchia di coetanei.
Il mio modo di mostrare le relazioni amicali è simile a quello di raccontare l'amore: mi piace accostare soggetti molto diversi per stile di vita e carattere, che trovano però un terreno emotivo comune, lo stesso terreno che fonda le basi per il loro rapporto. Per farti un esempio, il mio eroe è un ragazzo trasgressivo cresciuto nella periferia milanese (tu sei di Milano, quindi se dico Quarto Oggiaro sai di cosa parlo) ma che, dopo essere stato convinto da un ex professore ad iscriversi in una scuola del centro, si troverà a legare con un inquieto (e inquietante!) rampollo della milano bene, un secchione genio del computer ed una ragazza molto spirituale, buddhista e vegana. Questi tre personaggi sono le sue "guide", e lo rimarranno per circa quindici anni. è la prima volta, però, che l'amicizia è così importante in una delle mie storie.
Come esempio di amicizia in letteratura – anche se ho visto il film e non ho letto il libro – mi viene in mente "Il bambino con il pigiama a righe". Tralascio il fatto che, dopo averlo visto, ho passato la notte sveglia con gli occhi sbarrati per quanto mi sentivo scossa. 😀
Grazie del tuo commento a proposito degli eroi del tuo romanzo. Certo, quando dici Quarto Oggiaro, capisco subito quello cui vuoi alludere! E anche se tu dicessi: San Siro, capirei subito dove vorresti andare a parare. 😉
Io sono stata fortunata perché molti dei miei amici attuali ce li ho da quando ero ragazza… ciò non toglie che sia sempre possibile instaurare legami di amicizia anche più avanti, però ci vuole un fortissimo denominatore comune che permetta un primo legame. Nel mio caso, magari persone che amano scrivere, o forti lettori, ma non è detto: la scintilla può non scoccare, e non c'è niente da fare. Nell'infanzia e nella giovinezza l'amicizia è come un colpo di fulmine, probabilmente, e non si sta tanto a sottilizzare. Però si è anche più esigenti, e non si perdona tanto facilmente il "tradimento".
Grazie di aver menzionato "Il bambino con il pigiama a righe": io ho visto il film, e poi ho letto anche il libro. Proprio come dici, è un film che ti traumatizza e ti rimescola nel profondo.
Io ho avuto molti amici nel corso della vita, ma gli amici "veri" sono quelli che ho conosciuto nel periodo dell'università. Eravamo tutti fuori sede, lontano dalle famiglie (su una decina di persone c'era un solo milanese!) e si era creato un gruppo bellissimo. Praticamente trascorrevamo tutto il tempo in zona, e siccome abitavamo quasi tutti nei pressi della facoltà capitava a volte di uscire la sera tardi con la giacca a vento sopra la maglia del pigiama, per andare da tizio e da caio a vedere un film e fare due chiacchiere. Adesso siamo tutti sparpagliati: la maggior parte di noi è ritornata nella città di origine e chi è rimasto a Milano è fagocitato dal lavoro. Però ci si sente costantemente e, appena si può, ci si ritrova tutti insieme. Io so che potrei chiamare ciascuno di loro anche dopo anni di silenzio, e che lo troverei disponibile come se ci vedessimo ogni giorno.
Una delle magie dell'amicizia autentica è che non si misurano i contatti con il bilancino, c'è un flusso pressapoco costante. Si ha la percezione di questo flusso ininterrotto, che viene rinvigorito alla prima telefonata o al primo incontro. Io ho due amiche d'infanzia che sono due cugine in secondo grado, entrambe vivono in Trentino. Con loro ho passato le più belle estati della mia infanzia, a giocare ed inventare storie. Ho perso moltissimo delle loro vite (una di loro si è sposata), eppure basta una telefonata, ed è come se ci fossimo lasciate ieri.
Io sarei persa senza i miei amici. La mia più cara amica, mia testimone di nozze, l'ho conosciuta… All'asilo! Un'altra alle elementari, altre ancora in anni molto più recenti. Sia io che mio marito abbiamo la fortuna di avere questo genere di amici (in parte ormai confluito in un unico gruppo) e non potremmo concepire la nostra vita senza di loro.
Inevitabile che l'amicizia sia anche fortemente presente nelle mie storie. Mi sono divertita a raccontare l'inizio dell'amicizia tra Watson e Holmes (che Doyle non narra, saltando direttamente dal primo incontro a una fase di amicizia consolidata), ma anche in tutte le altre storie.
In un racconto di ambientazione contemporanea che uscirà a brevissimo l'amicizia (tra l'altro tra persone di grado non pari) sarà l'ultima ancora di salvezza per il mio protagonista, quando tutto il suo mondo andrà in frantumi.
Hai un'amicizia davvero di vecchia data! Beh, la mia testimone di nozze la conobbi a sedici anni, e da allora non ci siamo più lasciate (a proposito, si chiama Antonella come te e sembrate gemelle separate alla nascita). Io mi ricordo ancora, comunque, i miei amici dell'asilo, come se fosse ieri.
Watson e Holmes non li ho menzionati nel post, ma ce li avevo ben presenti, naturalmente.
Non credo sia un caso che qualcuno duemila anni fa esaltò l'amicizia come il sentimento più alto dell'esistenza: "Non c'è amore più grande…".
Gli amici sono difficili da trovare. A volte ci trovano loro. Ho scoperto il tuo blog oggi. Mi ha colpito il motto che hai scelto: "Niente è come sembra". Tutto in effetti è filtrato da quello che siamo in un determinato momento. Bel blog!
Ciao Lucia, benvenuta e grazie per il tuo commento. Forse gli amici sono come i libri o i pianeti, si creano incontri e attrazioni di tipo magnetico. Per quanto riguarda il mio motto, l'ho scelto perché spesso si giudica "il libro dalla copertina" come dicono gli inglesi. E' il sistema degli spiriti pigri. Spero di leggerti ancora sul mio blog. 🙂 Ne hai uno anche tu?
Cliccando ora sul tuo nome, sono arrivata sul tuo blog. Me lo guardo per bene nei prossimi giorni. A presto!
Appena ho letto il titolo di questo post ho pensato subito a L'amico ritrovato, poi ho visto che ci avevi pensato anche tu! Gli amici sono importantissimi, ma invecchiando sto sempre un po' più da sola, anche se non disdegno fare nuove amicizie. Quelli che ho li frequento regolarmente, con piacere, ma non sono di un unico gruppo, sono di varie provenienze. Ne miei romanzi l'amicizia è davvero fondamentale, i protagonisti hanno diversi amici che sono comprimari nella narrazione. Cene tempestose poi è proprio un romanzo sull'amicizia.
Grazie del tuo commento, Sandra. L'amicizia è un grande tema anche ai giorni nostri, specie al tempo dei social network dove si definisce disinvoltamente "amici" una cerchia di persone più o meno vasta. Si incorre in tanti fraintendimenti. Andando avanti con gli anni, poi, il tempo si riduce e si diventa più selettivi di conseguenza.
L'amicizia è preziosa e molto più libera dell'amore. La apprezzo ancora di più adesso che non la inquino con le mie aspettative. Mi sono accorta (un po' tardino, volendo) che ogni amicizia fa storia a sé, e non esiste una bilancia con cui pesare il suo valore. Che una persona ti doni qualcosa di sé – poco o molto, ma non superficiale – è comunque bellissimo. 🙂
E' esattamente il mio pensiero. Inutile essere esigenti in amicizia, ciascuno offre quello che può dare a seconda del suo carattere e del suo bagaglio di esperienze personali.
Ora che sto invecchiando, mi sento molto più libera di un tempo su tanti fronti… perlomeno libera dagli obblighi sociali di conquista a tutto campo – tendenza che peraltro non ho mai avuto – e del voler piacere a tutti i costi!
Mi sono accorta solo ora che avevo perso questo tuo post! Molto bella la carrellata e gli esempi che hai riportato. Non mi ero mai soffermata a riflettere se questo tema fosse presente nelle mie romanzi. Direi che le relazioni di amicizia sono sempre un po' tempestose, ma sono presenti anche legami che durano nel tempo, a dispetto delle situazioni contingenti.
Si fa sempre un po' fatica a scegliere tra i numerosi esempi in letteratura, quando ho chiuso il post me ne sono venuti in mente altri, tra cui alcuni nei romanzi di Salgari, anche tra i personaggi minori.
Mi sono chiesta anche se vi siano differenze tra l'amicizia maschile e femminile (probabilmente sì), e anche la solita, classica domanda se sia possibile una vera amicizia tra uomo e donna.
E' stato molto bello leggere questo post e anche tutti i vostri commenti: l'argomento è davvero tra i più preziosi! Mi ha emozionato la tua scelta, Cristina, di indicare Elizabeth e Jane Bennet come esempio di amicizia femminile. Fin da bambina ho desiderato in maniera struggente una sorella, forse per questo le amicizie femminili sono state sempre così importanti per me. E magari per questo sono stata e tuttora sono selettiva: trovare una "sorella"non capita tutti i giorni, ma quando capita è incommensurabile gioia!
Come amicizia in letteratura mi è venuto subito in mente "La ragazza con l'orecchino di perla" e il rapporto tra Griet e Maria Thins, la suocera del pittore. E' un rapporto fatto di affetto, complicità ed enorme stima reciproca, ma complicato dal fatto che Maria è pur sempre la madre della rivale di Griet! Sì, mi ha affascinato tantissimo questa amicizia, forse ancor più del sentimento tra Griet e il pittore.
Per quanto riguarda i miei scritti, l'amicizia che mi ha più coinvolta è quella tra Simonetta (personaggio storico realmente esistito) e la "strega" Ginevra (personaggio di pura fantasia).
Grazie a tutte per le belle riflessioni. Un abbraccio, Cristina!
Sai che quando ero ragazza spesso mi chiedevano se non avessi una sorellina? Magari mi vedevano portata per il ruolo di sorella maggiore! Da piccola non avevo l'esigenza di avere sorelle o fratelli, perché la mia migliore amica abitava nel mio stesso palazzo, era la mia compagna di scuola e aveva due sorelle più piccole. Così spesso ero da lei, attraversando il giardino interno, e si giocava tutte insieme. Per me l'amicizia ha sempre rivestito un'importanza fondamentale, ma non nascondo che quasi tutte le mie amicizie sono al femminile.
Il romanzo che citi non l'ho letto, avevo visto il film che credo sia piuttosto diverso. Ricordo che nel film la suocera del pittore era tremenda! Molto ben delineato il tuo personaggio della "strega" Ginevra, lo ricordo perfettamente. 🙂 Un abbraccio anche a te, cara Stella.
Che bello questo post e che bei commenti! Dirò anch’io la mia sugli amici preferiti in letteratura, ma riconoscerete anche voi che non è facile scegliere, per cui abbiate pietà se sarò un po’ prolissa (diversamente, ignoratemi e forse farete la scelta migliore! 😉
Parlando di amicizie maschili, confesso di avere un debole per: 1) quelle adolescenziali (alla Tom Sawyer, per intenderci) costruite intorno alla scoperta del mondo, dei sentimenti, della vita; 2) quelle che oltrepassano il sensibile, fatte di premure, fiducia, passione: es. Silvestro, ne "L'Isola di Arturo", di Elsa Morante (non vede il suo amico da anni eppure lo "sente" star male e corre in suo aiuto); 3) quelle più adulte e tra personaggi dai caratteri opposti (es. Sandokan, indomito e avventuroso e il suo opposto, il flemmatico Yanez); 4) quelle più ironiche e celate (alla Holmes e Watson)
Parlando, invece, di amicizie femminili, scelgo: A) quelle dei grandi sentimenti, delle lunghe passeggiate spese in chiacchiere, riflessioni, tra Mari e Hajime, in Tsugumi, di Banana Yoshimoto; B) quelle ‘salvifiche’, come il legame che unisce Ruth e Idgie, in “Pomodori verdi fritti”, di Fannie Flagg; C) quelle complici, spiritose, lucide e ironiche, come l’amicizia di Mariana e Sofia, in “Nuvolosità Variabile” di Martin Gaite Carmen: amiche di infanzia che si ritrovano a cinquant’anni per riflettere sugli errori della loro vita e reinventarne una nuova; D) quelle ‘strappalacrime’, alla “Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini, che narra di Mariam e Laila, anche in questo caso, unite nell’infanzia e separate in adolescenza, ma che si incontrano di nuovo, dopo molti anni e la loro amicizia sarà anche la loro salvezza
Mi fermo qui, ringrazio Cristina e gli ospiti del suo blog che hanno avuto la pazienza di sorbirsi il mio commento. Un abbraccio fortissimo e a presto! 😀
Benvenuta Clementina, e benvenuto sia anche il tuo commento al post! Grazie di averlo fatto così preciso e lungo, ogni suggerimento è prezioso anche per scoprire nuovi autori e nuovi titoli, e dissanguare purtroppo il mio portafoglio!
Di tutte le amicizie che menzioni, per me Sandokan e Yanez sono l'incarnazione dell'amicizia al maschile, ma non li avevo inseriti perché poi sarei stata accusata di essere fissata con Salgari! Mariam e Laila in "Mille splendidi soli" me le ricordo bene, vicenda tremenda ma splendido esempio di solidarietà al femminile.
Ti anticipo qui che il prossimo post del filone letterario verterà sulla paternità, cioè su famose figure di padri nella storia della letteratura.
Complimenti per il post: un modo davvero originale e interessante di parlare di amicizia.
Grazie, Romina, e benvenuta da queste parti. Le figure di amici in letteratura sono davvero sterminate, è stato difficile operare una selezione!