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Rievocazione storica. Un’espressione che, agli occhi dei
profani,
sta a metà strada tra un atto magico, quasi da negromante, e un più
spensierato gioco di ruolo.  In realtà le
rievocazioni storiche, e tutti coloro che lavorano alla loro riuscita, sono
allestimenti molto impegnativi se condotte con professionalità.
Maurizio De Rose, classe 1965, fa parte del mondo dei
rievocatori storici, e si occupa in modo particolare del confezionamento degli
abiti che servono per far rivivere un pezzo del nostro passato, quello del
Medioevo e del Rinascimento italiano. Conosce molto bene il settore del tessile,
essendo stato per lunghi anni operaio alla Zucchi, ma non è un sarto di
professione; eppure il suo talento è fiorito nei modi più inaspettati, come se
aspettasse l’occasione giusta per essere risvegliato. Ha accettato volentieri di
rispondere ad alcune domande su questa sua passione, che coltiva ormai da molti
anni, ed entrambi speriamo  che la nostra
chiacchierata possa suscitare interesse e curiosità.
Maurizio nel suo laboratorio. In primo piano e alle sue spalle
campeggia lo stemma del biscione visconteo.


1 Che cos’è per te la
rievocazione storica? E come ti sei avvicinato a questo mondo?
Per me è la rivisitazione di un’epoca passata, trasportata
nei giorni nostri con piccoli adattamenti. Attraverso la ricerca storica, si
tenta di arrivare il più possibile a rendere somiglianti i costumi, gli
accessori, le acconciature che appartenevano a questi nostri avi. Per quanto
riguarda il mio approdo alla sartoria storica, ho sempre avuto la passione per
la Storia. Man mano ho cominciato a fare delle mie ricerche sui personaggi che
avevano animato il nostro periodo più ricco in assoluto, visivamente parlando,
e cioè il Medioevo e il Rinascimento. Parallelamente, ho anche iniziato a
frequentare come spettatore i vari palii più importanti d’Italia, come quello di
Asti e di Siena. Mi sono avvicinato alle acconciature, agli accessori, ai
costumi e ai simboli araldici. Anche ai colori, perché ogni colore ha in sé un
simbolo. Ad esempio il rosso è associato alla regalità, il porpora è
cardinalizio.

2 A quali palii eri andato,
all’inizio di questa tua avventura?
Innanzitutto  a
Calendimaggio di Assisi. Si tratta di una delle sfilate meno famose, ma molto
ricca di fascino anche a livello organizzativo. In secondo luogo, ho
frequentato il Palio di Legnano con la sfilata storica, e in quell’occasione notai
i simboli delle chiese romaniche riprodotti nei costumi, come l’albero della
vita che è un simbolo molto antico.

3 Pensi che le
compagnie dei rievocatori costituiscano un mondo a se stante?
Le dividerei in due grandi settori a seconda della loro
forma di pensiero: coloro che si occupano di sfilate storiche e chi, invece, cura
le rappresentazioni storiche a livello didattico. I primi non rifiniscono molto
i dettagli, mentre nella rappresentazione storica didattica ci sono non solamente
i tessuti e le fogge di una volta, ma stoffe che vengono fatte con i mezzi
dell’epoca.
Tomba di Ludovico il Moro e Beatrice d’Este alla Certosa di Pavia
Cristoforo Solari (1460-1527) Da Wikipedia: fotografia di Ugo Franchini.

Purtroppo ci sono delle inevitabili lacune anche quando lo
sforzo è massimo. Ad esempio, da un dipinto non si può mai capire l’intera foggia
dell’abito, ad esempio l’allacciatura sul retro o la parte nascosta, quindi
occorre anche andare a interpretazione per colmare queste mancanze. Secondo me
la statuaria è la più interessante e completa per riconoscere le proporzioni, e
i dettagli con i rilievi, come nella splendida scultura funeraria di Ludovico il Moro e Beatrice d’Este alla Certosa di Pavia. È interessante
notare, comunque, come anche nel passato vi siano state contaminazioni
stilistiche nella moda italiana. Un esempio significativo è la tomba di Ilaria
del Carretto nella Cattedrale di San Martino a Lucca: lei indossa un tipo di
abito francese. Un altro esempio è l’alto cappello a cono che indossavano le
dame del primo Medioevo, come quello indossato dalle “fate”, e che pure è
francese.

4 C’è un aspetto
ludico in questa tua passione per la rievocazione storica?
Divertimento e passione ci sono sempre nell’immedesimarsi in
un personaggio. Ad esempio è divertente assumere la postura del personaggio che
si interpreta, regale o popolano che sia, dato che si è costretti a portare
degli oggetti che lo caratterizzano. È una piccola, grande soddisfazione,
perché si diventa come degli attori itineranti. E provo grande soddisfazione
anche quando vedo un amico, o una persona che conosco, indossare un abito
preparato da me. Diventa vivo, indossandolo.

5 Come mai hai scelto
il Medioevo e non altri periodi storici, come ad esempio il Risorgimento 
che in
Italia è oggetto di numerose rievocazioni con battaglie e altri episodi?
Per me il Medioevo è un periodo affascinante perché riesco a
viaggiare con la mente e la fantasia in un’altra dimensione storica, un’epoca
in cui molte cose devono ancora essere scoperte, o riscoperte. È un’epoca
particolare, che va a confluire nel Rinascimento, periodo sfarzoso e magico.
Il Risorgimento non mi ispira molto, in quanto lo immagino
più che altro imperniato sulle battaglie, e non lo trovo abbastanza creativo e
interessante. Anche perché nel 1800 non c’era un vero e proprio ricambio
culturale, almeno secondo me. E forse anche perché è un periodo molto falsato
dalla propaganda post-Unità d’Italia, e per la troppa pressione con cui lo
facevano studiare a scuola. Ci sono state molte storture e vere e proprie
barbarie, perpetrate ad esempio nel meridione d’Italia da dove provengo.

6 In quale occasione
hai iniziato a prendere in mano ago e filo?

L’input era avvenuto con il Carnevale di Venezia nel 1991,
cui ero andato come spettatore. L’avevo trovato troppo fantasioso e per niente
storico, con abiti persino pacchiani! Ad ogni modo la scintilla si è
sprigionata da là, e mi aveva dato l’idea per la costruzione di maschere di
cartone inventate da me. Poi sono passato ad ago e filo grazie ad una manualità
che ho sempre avuto, pur senza aver frequentato alcuna scuola di sartoria o
corsi. Avevo comprato dei libri e mi ero documentato.


Maschere e abiti realizzati
in occasione del Carnevale di Venezia.

7 Quali criteri usi
per confezionare i modelli? Ti ispiri a pitture o affreschi dell’epoca?

Sì, specie per le acconciature. Non solo quelli, o la
statuaria come si diceva, ma anche a medaglioni e immagini sui forzieri . L’obiettivo
è quello di ricostruire l’abito così com’era, con colori che lo rendano anche
convincente a livello stilistico.

8 Quali genere di
stoffe scegli e da chi ti rifornisci? È vero che c’è molto scarto nel tagliare?
Mi piace il velluto innanzitutto, perché è più corposo ed
elegante; ma anche broccati e damascati. Questi tessuti sono arricchiti, poi,
con passamanerie dorate e argentate. Mi servo di fornitori all’ingrosso. Lo
scarto c’è eccome, specie all’inizio! Non è facile per niente capire le
proporzioni che richiede il cartamodello e calibrare le metrature del pezzo di
tessuto. Gli scarti possono essere comunque riutilizzati per i bordi, le
cinture o la scarsella.

9 Quali categorie
sociali preferisci “vestire”?

I nobili perché avevano abiti più ricchi, a dirla tutta. Ho
studiato molto gli abiti dei Visconti e degli Sforza che avevano abiti davvero
sontuosi.

10 Come fai a
costruire accessori come corone, diademi o altro? Metti un pizzico d’inventiva?
Sì, uso i materiali più svariati trovati in mercati e
mercatini, spacci, botteghe di antiquariato, per ricavare corone, medaglie e
altri oggetti. E uso anche… i segreti del mestiere!

11 È importante
essere attenti ai dettagli per conferire veridicità alla rievocazione? Che cosa
curi in modo particolare?
Sì, sono piuttosto pignolo. Ad esempio, se devo sfilare io
stesso, non indosso mai gli occhiali, e mi dà fastidio vedere altri che li
indossano. Gli occhiali c’erano nel 1400-1500, ad esempio, ma certamente non
avevano le montature di oggi! Non mi piace nemmeno vedere il trucco nelle dame.
Un’altra cosa che noto è quando si indossano scarpe del tutto sbagliate come quelle
da ginnastica. È vero che le scarpe di foggia medievale sono introvabili, e
bisognerebbe farsele fare su misura da un calzolaio, ma eviterei calzature
troppo moderne. Le calzature poi si notano soprattutto nell’uomo, mentre nelle
donne sono più nascoste dalle gonne lunghe. Comunque, spesso c’erano scarpe
straordinariamente simili a quelle di oggi. Beatrice d’Este nella tomba
funeraria alla Certosa indossa pianelle alte, infatti spesso le dame dovevano
essere sorrette dai servitori perché rischiavano di cadere.
Un’altra cosa che bisognerebbe fare è scegliere persone più
somiglianti possibile ai personaggi in questione. Non dico che debbano essere
identici, ma almeno avvicinarsi. Se c’è un Ludovico il Moro nel corteo, non
dovrebbe essere interpretato da un vichingo alto e biondo. Tante volte però non
è facile trovarli. Le fisionomie di allora erano più rozze, secondo me, poi
vivevano tutti all’aria aperta: i contadini nei campi, i signori intenti alla
caccia, quindi le carnagioni erano molto più abbronzate.

Alcune illustrazioni ad acquarello
di regine e Madonne.

12 Quali sono i
maggiori fattori di rischio per un abito?

I maggiori rischi si corrono quando si sfila e arriva un acquazzone
all’improvviso: il velluto rischia di rovinarsi anche se è un tipo di tessuto
idrorepellente. Di solito le manifestazioni vengono rinviate se c’è la quasi
certezza del maltempo; ma non si può mai dire, a me è capitato due volte ad
Abbiategrasso. Poi c’è il fango della strada, anche se, in teoria, il tessuto
dovrebbe proprio strusciare per terra, sia per i mantelli degli uomini che per
le gonne delle donne. Gli abiti più delicati sono quelli dei nobili (velluto e
broccato). Anche in occasione di banchetti, dove si mangia con le mani, si
corre il rischio di rovinare un abito.

13 Quali contesti e
ambientazioni si prestano maggiormente a esaltare una rievocazione?
I centri medievali delle nostre città, l’interno dei
castelli, ma anche gli interni delle chiese, quando ci sono i ciceroni in
costume.

14 Hai mai avuto
paura di sbagliare nel confezionare un abito?
Sì, a volte può capitare un drappeggio venuto male. In
questo caso preferisco rifare il lavoro che lasciarlo così. Ci sono stato dei
colli che ho rifatto per tre volte perché non avevano la giusta rigidità. E
anche cappelli di fattura complicata.

15 So che sei un
bravissimo acquarellista, e che naturalmente prediligi soggetti di genere
medievale: cavalieri, dame, Madonne… Come si intrecciano la tua passione per il
disegno e la preparazione dei costumi per le sfilate?
In genere il costumista parte dallo schizzo e poi realizza
l’abito… io faccio il contrario! Durante il procedimento cambio e faccio magari
una manica diversa, proprio in corso d’opera. Comunque ho in mente come farli
ancor prima di realizzarli. Mentre lavoro, riesco a riconoscere la figura
completa. Solo in un secondo momento realizzo il disegno ad acquarello.

16 Hai mai pensato di
trasformare questa passione in una vera e propria professione?
Ho tentato, ma è dura. Quando lavori per gli altri, diventa
tutto più complicato, sia quando incontri quelli che ci capiscono troppo, sia
quelli che non ci capiscono niente. Preferisco lavorare per una cerchia di
persone che si avvicinano al mio stile. Il cliente molte volte non riesce a capire
le questioni di tipo tecnico, il tempo che occorre per preparare un abito, e dà
tutto per scontato. Si lavora controvoglia.

17 Con quali compagnie
di rievocatori lavori ultimamente?
Molto spesso lavoro con associazioni culturali, come gli
Amici del Palio di Abbiategrasso. Anche con l’Asilo dei cerimonieri del Palio
di Legnano, il Palio di Vigevano, la Trecentesca di Morimondo (che ha uno stile
più tecnico, nel senso che di occupa di allestire accampamenti e mercati ecc.)
e altri gruppi storici. Di recente ho sfilato per il Palio di Vigevano nella
bellissima piazza.

18 Quali sono i tuoi
progetti nell’immediato futuro?
Mi piacerebbe molto provare a riprodurre gli abiti di
Beatrice d’Este e Ludovico il Moro. Ma anche cimentarmi con l’abito di Beatrice
Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti nell’affresco a S. Maria Novella dove si trova
accanto al marito, che ha un falcone sul braccio, e dove lei ha un cagnolino in
grembo. Ha un abito magnifico. A livello ideale mi piacerebbe aprire un
laboratorio (per la preparazione non solo di abiti, ma anche di oggetti, scudi
ecc. per la rievocazione storica).

***
Ringrazio Maurizio per aver risposto alle mie domande, e svelo un piccolo segreto: lui è l’illustratore della splendida copertina del Libro II – Le strade dei pellegrini, il seguito della mia saga ambientata all’epoca della Prima Crociata.

Nella
speranza che i suoi progetti si realizzino e, soprattutto, che non perda mai la
passione di realizzare i suoi splendidi abiti e, in questo modo, contribuisca a far rivivere un pezzo della nostra Storia.

Copyright delle fotografie, dove non diversamente indicato: Maurizio De Rose