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Per inaugurare bene l’anno avevo pubblicato un post che ha avuto un ottimo riscontro. Nel post accostavo un romanzo a un’opera d’arte e a una stagione, secondo il principio dei vasi comunicanti di cara memoria. Il post s’intitola: I quadri, i romanzi e… le quattro stagioni, e se volete leggerlo lo trovate qui. L’idea ha stuzzicato la curiosità di altri due blogger, che l’hanno riproposta e reintepretata con raffinate variazioni personali: Ivano Landi e Marina Guarneri. (Aggiornamento: altri blogger hanno partecipato all’iniziativa, con interessanti scelte e bellissimi accostamenti pittorici: Ariano Geta,
Glò e Michele, Giulia Mancini.)

Ho avuto quindi delle altre idee sulla falsariga della prima. Una è basata sull’abbinamento di un’opera letteraria con uno dei cinque sensi. Mi sono resa conto subito, però, che l’esercizio si faceva arduo, se non impossibile, se avessi preso in considerazione un intero romanzo. Allora ho provato a operare su un singolo personaggio… anche qui, però, l’abbinamento risultava forzato in quanto il personaggio, “copia” letteraria di un essere umano, mette in funzione tutte e cinque i sensi in misura più o meno maggiore, a meno di avere gravi disfunzioni.

Ho deciso allora di selezionare una singola scena di romanzo, o un passaggio in cui sia particolarmente evidente l’uso del senso in questione. I miei neuroni, che ultimamente partono per lidi ignoti, hanno dovuto lavorare sodo, scavando come il cucchiaio all’interno di una torta, sempre per rimanere nell’ambito del… gusto. Il secondo passaggio è stato quello di scegliere un’opera arte che richiami anche vagamente la scena. Ed ecco a voi la mia sofferta carrellata.



VISTA: Il mio nome è rosso di Ohran Pamuk

Il libro inizia nel 1591 con la voce di un artista assassinato, il cui corpo giace in fondo a un pozzo. Il morto è un doratore, soprannominato Raffinato Effendi, uno dei miniaturisti che lavoravano nei laboratori del sultano ottomano Murad III (1574-1595). Il romanzo è una vera e propria inchiesta poliziesca, considerata da un carosello di diversi punti di vista, alla ricerca dell’assassino, ed è sontuoso sia nello stile che nella descrizione degli ambienti di corte e, com’è ovvio, delle miniature di straordinaria bellezza, degli arredi e dei tesori racchiusi nelle stanze del sultano. Si può ben dire che il romanzo sia il tripudio e la glorificazione della vista, e dello squillante colore che è sia il simbolo della vitalità e della passione che del sangue versato a causa dell’ambizione dei miniaturisti in durissima competizione tra loro.

Nel passaggio che ho scelto, è proprio il colore rosso che parla in prima persona:


Sono così contento di essere rosso! Mi brucia dentro, sono forte, so di attirare l’attenzione, so anche che non riuscite a resistermi. Non mi nascondo. Per me, la finezza non si ottiene con la debolezza o la fragilità, ma con la decisione e la forza di volontà. Mi faccio notare. Non ho paura degli altri colori, delle ombre, della folla o della solitudine. Com’è bello riempire con il mio fuoco vittorioso una superficie che mi attende! Dove mi espando io, gli occhi brillano, le passioni si fortificano, le sopracciglia si alzano, i cuori battono forte. Guardatemi, com’è bello vivere! Contemplatemi, com’è bello vedere. Vivere è vedere. Io vedo ovunque. La vita comincia con me, tutto torna a me, credetemi.

Non potevo che inserire una miniatura ottomana dove il rosso abbonda: il titolo è Registrazione di fanciulli per il devşirme ed è opera del miniaturista e scienziato Matrakci Nasuh, tratta dal Süleymān-nāme (ricco codice illustrato sulle gesta di Solimano), 1558. Il termine devşirme letteralmente significa “raccolta” e la scena mostra il reclutamento dei fanciulli per infoltire le file dei giannizzeri, la guardia scelta del sultano. I giovani erano strappati con la forza dalle loro famiglie per crescere prigionieri e poi assurgere, in non pochi casi, a incarichi dell’élite amministrativa e militare ottomana.

OLFATTO: Il profumo di Patrick Süskind

Questo romanzo narra le gesta di un serial killer (molto particolare nelle sue motivazioni a uccidere), che vive nella Francia del XVIII secolo: Jean-Baptiste Grenouille. Il giovane è dotato di un olfatto sovrumano, ma è completamente privo di un proprio odore, nonché incapace di provare qualunque sentimento. Abbandonato tra i rifiuti subito dopo la nascita, Grenouille cresce in un orfanatrofio e si rivela straordinariamente attirato dagli odori che lo raggiungono, siano essi puzze mefitiche o soavi olezzi. Una notte viene attratto dall’odore di una fanciulla, e proprio con lei inaugura la sua serie di delitti, e la sua decisione di diventare un esperto profumiere. Ecco il passaggio che ritrae le sue prime esperienze con gli odori:

Spesso stava immobile, appoggiato al muro di una casa o addossato a un angolo buio, a occhi chiusi, la bocca semiaperta e le narici dilatate, muto come un pesce predatore in un corso d’acqua grande e oscuro dal lento fluire. E quando infine un alito di vento gli portava davanti l’estremo di un esile filo di aroma, allora lo ghermiva e non lo lasciava più andare, non annusava altro se non quest’unico odore, lo teneva stretto, lo risucchiava in sé e in sé lo custodiva per sempre. Poteva essere un odore che conosceva da tempo, oppure una sua variante, ma poteva anche essere del tutto nuovo, senza nessuna somiglianza o quasi con tutto ciò che aveva annusato fino allora e tanto meno visto: l’odore della seta stirata, ad esempio, l’odore di un infuso di timo, l’odore di un pezzo di broccato ricamato d’argento, l’odore del tappo di una bottiglia di vino raro, l’odore di un pettine di tartaruga. 

Per questo senso così particolare ho scelto un’opera della pittrice italiana Rosalba Carriera (1673-1757), una delle poche donne artiste ad essere state apprezzate e ad avere successo. Visse a Venezia ed è celebre soprattutto per i suoi ritratti. Spesso nelle sue opere questa artista usa pastelli colorati, e riesce a conferire alla persona ritratta un effetto così delicato da farla sembrare avvolta da una nuvola di cipria. Potete vedere questa resa nel ritratto di Enrichetta d’Este, in cui sembra di avvertire il dolce profumo dei fiori che ornano la giovane donna e della fragranza che emanano il vestito e la pelle,



GUSTO: La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl

La fabbrica di cioccolato è tra i più famosi libri per ragazzi, e ha come protagonista il piccolo Charlie Bucket. Il bambino vive insieme ai quattro nonni e ai suoi genitori in una piccola e povera casa di legno, e tutta la famiglia si nutre di zuppa di cavoli. Solo per il suo compleanno Charlie riceve in regalo una tavoletta di cioccolato, dolce che ama molto. Willy Wonka, proprietario di una fabbrica di cioccolato, indice un concorso: in cinque delle sue celebri tavolette di cioccolato sono stati inseriti cinque biglietti d’oro; chi troverà i biglietti potrà trascorrere un giorno nella fabbrica di cioccolato, ammirarne tutte le meraviglie e potrà vincere un premio a sorpresa.

Vi riporto un passaggio in cui Charlie riceve la tavoletta di cioccolato nel giorno del suo compleanno.

Ogni volta che ne riceveva una, nel meraviglioso giorno del suo compleanno, la riponeva con cura in una scatolina di legno e ne faceva tesoro come se si trattasse di un lingotto di oro fino; nei giorni seguenti si permetteva soltanto di guardarla, senza neanche sfiorarla. Infine, quando proprio non ce la faceva più, ne scartava un angolino, scopriva una porzione piccola piccola e ne addentava un minuscolo pezzetto – appena appena abbastanza da permettere al dolce sapore del cioccolato di spandersi deliziosamente su tutta la lingua. Il giorno dopo dava un altro piccolo morso e così via, giorno dopo giorno. E così Charlie faceva in modo che una tavoletta di cioccolato da pochi soldi gli durasse più di un mese.


Qui era d’obbligo inserire un’illustrazione di Quentin Blake: il signor Wonka, seguito da Charlie, dal nonno Joe e da altri bambini vincitori del premio, conduce tutti alla scoperta della meravigliosa fabbrica dove si lavora il “cibo degli dei”. Questo percorso guidato sarà costellato da incidenti, dovuti alla stupidità dei bambini e dei loro parenti, e in fondo costituisce una metafora della vita e un insegnamento, valido per qualsiasi età, sul rispetto degli altri e sui rapporti umani.



UDITO: La Sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj

In questo romanzo breve dello scrittore russo l’intera azione ha luogo durante un viaggio in treno. La voce narrante è quella di un uomo che rimarrà uno sconosciuto, tanto per il lettore quanto per lo stesso Vasja Pozdnyšev, il suo interlocutore. Il tutto prende avvio da alcune persone che, nello scompartimento, dissertano a proposito dei principi fondanti dell’amore, e della sua stessa definizione. Non appena rimangono soli, l’uomo misterioso si confida e, oltre a rievocare gli anni dell’unione coniugale, con i suoi rituali, i suoi gesti, le sue convenzioni e le sue ipocrisie, Pozdnyšev confessa il proprio terribile segreto. Dopo aver presentato alla moglie un musicista, egli inizia a sospettare una relazione tra i due. In particolare, una sera, mentre i due eseguono l’uno al violino, l’altra al pianoforte la Sonata a Kreutzer di Ludwig Van Beethoven, l’uomo avverte l’intero peso dei propri dubbi. Ecco un passaggio in cui l’uomo parla della moglie, e definisce attraverso la musica il suo possibile rivale:

Mi irritava in special modo il constatare che in lei non esisteva nei miei riguardi altro sentimento all’infuori di una persistente animosità, soltanto di rado interrotta da una sensualità ordinaria; mentre quell’uomo, sia per la sua esteriore eleganza e novità, sia soprattutto per il suo indubbiamente notevole genio musicale, per l’accostamento provocato dal sonare insieme, per l’influsso che la musica, e in modo speciale il violino, esercita sulle nature impressionabili, quell’uomo doveva non dirò piacerle, ma sicuramente e senza la minima esitazione vincerla, gualcirla, piegarla, torcerla come una fune, farne tutto ciò che voleva.

Per illustrare il passaggio del libro, ho scelto il quadro ad olio Beethoven di Lionello Balestrieri (Cetona, 1872-1958), attualmente al Museo Revoltella di Trieste. La chiusura dello spazio nel quadro, l’ambiente dove i personaggi sono come imprigionati, il gesto dell’uomo che si nasconde il viso tra le mani (non si capisce se per disperazione o per ascoltare meglio la musica), i colori cupi utilizzati – con la sola eccezione della luminosa camicetta, dei capelli biondi e del rosso della gonna di lei – lo rendono un quadro ideale ad essere accostato con questo romanzo sul sospetto, sul disprezzo e sulla follia.

TATTO: Jane Eyre di Charlotte Brontë,

Confesso che i miei neuroni hanno lavorato come matti nel recuperare una scena letteraria collegata a questo senso, di tutti il più umile e il più bistrattato. Avevo in mente un’altra scena, contenuta in questo romanzo – quando Mr Rochester, travestito da chiromante, vuole leggere la mano all’istitutrice Jane Eyre allo scopo di farle rivelare i suoi sentimenti – ma la ricordavo in modo sbagliato. Poi mi è venuta in mente la scena finale del romanzo, per cui da qui in poi ci sarà dello

SPOILER: Jane Eyre ritorna finalmente a Thornfield e scopre che la moglie pazza del suo padrone ha dato fuoco alla dimora ed è morta tra le fiamme. Mr Rochester, di cui è innamorata, è diventato cieco. Il passaggio che vi propongo è il riconoscimento di lui:

“Dov’è chi parla? È solo una voce? Oh! io non posso vedere, ma devo sentire, o il cuore mi si fermerà e il cervello andrà in pezzi. Chiunque… dovunque voi siate… lasciatevi toccare o morirò!”Brancolò: io fermai la sua mano errante e la strinsi fra le mie.”Le sue dita!” gridò; “le sue piccole dita sottili! Allora deve esserci anche lei.”La sua mano muscolosa si liberò dalla stretta; mi afferrò il braccio, la spalla… il collo… la vita… mi trovai tutta unita e avvinta a lui.”È Jane! Che cosa succede! E il suo corpo… sei tu…””È la sua voce,” aggiunsi. “È tutta lei: anche il suo cuore. Dio vi benedica, signore. Sono felice di esservi ancora così vicina.””Jane Eyre!.. Jane Eyre!” non poteva dire altro.

FINE SPOILER

Beh, che ne pensate? Altro che certi romanzi erotici pieni di cosiddette sfumature! Per questa scena dedicata al tatto, ho scelto un ritratto di amanti, stavolta di Tranquillo Cremona, dal titolo Tenerezze.

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E per voi quali sono i romanzi o i celebri passaggi che vi hanno fatto pensare all’esaltazione di un senso particolare?