Ritorna quale gradito ospite Gianpiero Pisso, che ci presenta il suo ultimo romanzo storico intitolato “Le imprese del conte senza paura”, edito da Argento Vivo Edizioni. Vi ricordo che l’autore è stato con noi per presentarci i suoi precedenti romanzi “Quando la luce squarciò le tenebre” e “Aurum Tolosanum, la vendetta di Apollo”. Intanto possiamo dare un’occhiata all’evocativa copertina in attesa di sapere che cosa ci racconterà Gianpiero…

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Il mio ultimo romanzo storico narra l’incredibile vita del conte bellunese del Risorgimento Carlo Di Rudio (1832-1910), che stupì il mondo intero per i rocamboleschi aspetti e risvolti delle azioni da lui compiute, al limite del verosimile.

 Chi fu veramente il conte Carlo Di Rudio? Un patriota? Un rivoluzionario? Un fanatico? Un esaltato terrorista? Un mitomane? Difficile rispondere a questa domanda, perché poliedrica fu la personalità di questo personaggio, dotato di una naturale istintività e animato da grandi ideali e passioni.

Incapace di impersonare altri ruoli se non quello del protagonista, fu senza dubbio un uomo d’azione, ligio agli ideali mazziniani ma, a differenza del suo “maestro”, pronto a menare le mani e a farsi strada più con la spada che con la parola.

Carlo Di Rudio nacque nel 1832 a Belluno e morì a Pasadena (US) nel 1910.

Figlio del conte Ercole Placido e della contessa Elisabetta De Domini, fu mandato, appena quindicenne, al collegio militare San Luca di Milano, che si proponeva, come obbiettivo, la formazione del fisico e del carattere dei giovani ufficiali al servizio della casata d’Asburgo Lorena. Fu una scelta obbligata in quanto il regno lombardo-veneto si trovava sotto la dominazione austriaca e la famiglia Di Rudio non nutriva certo simpatie nei confronti degli occupanti stranieri.    

Nell’illustrazione accanto potete ammirare una veduta dell’I.R. Collegio Militare di Milano presa dalla parte d’Oriente, di Gallo Gallina (1820 circa). Carlo gettò presto la sua divisa alle ortiche, iniziando quel percorso che lo porterà a combattere in difesa di Venezia e della repubblica veneta contro gli austriaci, in difesa di Roma e della repubblica romana contro i francesi. In entrambe le circostanze il suo spirito battagliero e portato all’eccesso lo identificarono come “una testa calda”.

In momenti diversi sia Giuseppe Garibaldi, sia Luciano Manara e Nino Bixio furono i suoi comandanti.

Costretto a riparare all’estero perché ricercato sia dalla polizia austriaca sia da quella francese, sposò in Inghilterra una ragazza quindicenne, Eliza Booth, figlia di un ricco industriale, dalla quale avrà quattro figli: Hercules, Roma, Italia, America.

Il matrimonio non riuscì però a chetare il suo animo battagliero.

Nel 1858, assieme ad altri tre italiani: Orsini, Pieri, Gomez ordì l’attentato a Parigi all’imperatore dei francesi Napoleone III che si stava recando con la moglie Eugenia in carrozza all’Opera. L’imperatore è qui raffigurato nel ritratto di Franz Xaver Winterhalter del 1855, presso il Museo napoleonico di Roma.  Nella fotografia sotto, la bomba lanciata da Felice Orsini e dagli altri attentatori nell’attacco del 14/01/1858 a Parigi. Fonte: prefettura di Parigi.

I sovrani uscirono miracolosamente illesi ma le bombe artigianali lanciate contro di loro fecero molte vittime tra i presenti.

Orsini e Pieri furono condannati e ghigliottinati, Carlo Di Rudio e Gomez furono condannati all’ergastolo nel famigerato bagno penale della Caienna (isola del Diavolo) nella Guyana francese. 

Qualcuno scrisse che Napoleone avesse voluto, con condanne differenziate, colpire soprattutto Di Rudio e Gomez. Gli altri due sarebbero morti quasi senza accorgersene, con un colpo secco di lama, mentre il bellunese e il napoletano avrebbero sofferto per tutta la vita pene indicibili.

L’isola del Diavolo era un inferno in Terra, riservato a pluriassassini, stragisti, criminali rei di efferate colpe.

Come Papillon Carlo Di  Rudio riuscì però a fuggire dalla Caienna, in una fuga disperata con pochissime probabilità di riuscita. 

Dal romanzo:

Eravamo sbarcati lì in trecento e ci avevano sistemati in larghe capanne, dalla struttura di legno e dal tetto di foglie di palma. Dormivamo su amache o meglio trascorrevamo le notti distesi su amache, perché le grida della scimmia rossa urlatrice e le punture delle zanzare rendevano impossibile il prendere sonno.

Ci alzavamo così all’alba più spossati di quando ci eravamo coricati, per rituffarci nell’occupazione di tutti i giorni: coltivare il caffè e la frutta tropicale e nella stagione secca, da febbraio a giugno, raccogliere le canne da zucchero per produrre dell’ottimo rum. Eravamo anche impiegati per tagliare alberi nella foresta, con i quali costruivamo nuove capanne nella colonia.

La Francia intendeva inviarci nuovi sventurati al più presto, dunque occorreva approntare nuovi alloggi. Una mattina, la morte ci fece prepotentemente visita.

Ogni giorno decine di condannati ma anche di guardie e d’impiegati amministrativi della colonia iniziarono a stramazzare a terra, in preda a convulsioni, febbri ed emorragie, morendo al massimo tre giorni dopo la comparsa di questi sintomi.

«Febbre gialla», ci comunicò il direttore del bagno.”

 

Aiutato da Giuseppe Mazzini a riparare negli Stati Uniti, partecipò con straordinario coraggio alla Guerra di Secessione in corso, nelle file dell’Unione, guadagnandosi i gradi di ufficiale. Nell’illustrazione, un’immagine della Guerra di Secessione americana. 

Confermata la ferma militare dopo la conclusione del conflitto, fu mandato al 7° Cavalleggeri del colonnello Custer e partecipò alla decisiva battaglia di Little Big Horn contro Sioux e Cheienne di Toro Seduto – qui in una foto del 1883 – e di Cavallo Pazzo.

Mentre l’intero reparto di Custer fu trucidato e lui stesso ucciso, ancora una volta il conte Di Rudio risultò uno dei pochissimi superstiti dell’eccidio.  

Ammalato di asma passò gli ultimi anni della sua vita con la moglie e i figli a Pasadena, in California, dove il clima era più adatto alla sua infermità.

Gianpiero Pisso

Chi è l’autore

Gianpiero Pisso è nato in provincia di Varese, sulle sponde del Lago Maggiore, dove risiede con la sua famiglia. Laureato in ingegneria aeronautica ha, per molti anni, lavorato come dirigente industriale in grosse società italiane e multinazionali straniere. Ama dipingere e viaggiare, oltre che scrivere e leggere.

Vincitore del premio nazionale “Le Porte del Tempo”, categoria saggistica, con l’opera “La profezia del Cristo pagano” (Eremon Edizioni). Ha scritto poi “La tela del maligno”, mistery storico, pubblicato da Eretica Edizioni. 

Con Le Mezzelane Casa Editrice ha pubblicato:

  •  ”Pieve Cipolla” (2017), romanzo bucolico/umoristico, classificatosi al secondo posto al premio nazionale, editi e inediti, “Parole di Terra” (2016/17) ebook+carta
  •  “Il Regno di NonSoDove” (2018), racconto per bambini, ebook+carta
  •  “Quando la luce squarciò le tenebre” (2018), romanzo storico, ebook+carta
  •  “Aurum Tolosanum, la vendetta di Apollo”, (2021), romanzo storico, ebook+carta
  •  “Gli ultimi giorni di Rapa Nui”, (2022), romanzo storico, ebook+carta

Il romanzo “Le imprese del conte senza paura” è edito da Argento Vivo Edizioni ed è acquistabile presso l’editore al seguente link https­://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=conte