Il calendario tra aprile e maggio di quest’anno è ricco di festività e di ponti. Tra una ricorrenza e l’altra ci prendiamo una pausa e proseguiamo il nostro viaggio nell’universo femminile del XX secolo.

Lo facciamo sempre con l’aiuto di Clementina, che stavolta ci parlerà di consumo e cultura di massa al femminile. Le lascio subito la parola!

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Donne – tu du du – in cerca di guai”… torniamo a parlare di questioni femminili legate al XX secolo. 

Rispetto all’ultimo post di questa rubrica (lo trovate qui) faremo un passo indietro.

Considerando la vastità dei temi che permeano la storia dell’emancipazione delle donne, capiterà ancora di procedere a passi di formica, di leone e anche, come in questo caso, di gambero. Lo sopporterete? Spero di sì, anche perché purtroppo mi è difficile muovermi diversamente!

Dunque, se vorrete seguirmi, vi condurrò indietro nel tempo, all’inizio del Novecento, per poi scivolare in avanti fino agli anni 40, e lo farò per toccare alcuni punti fondamentali e funzionali alla comprensione di ciò che avverrà nei decenni successivi. Il primo passaggio che affronteremo in tal senso sarà quello della trasformazione delle donne in masse che prende luogo prima di tutto negli Stati Uniti

 Che cosa significa?

Significa che, entrando nel Novecento, in paesi come gli Stati Uniti si comincia a insistere sull’esigenza di apportare modifiche e uniformazione agli aspetti cruciali della donna. Sempre la solita storia, no? Bene, in questo caso vedremo che tutto questo ha a che fare con la cura della casa e della persona fisica.

Vi invito innanzitutto ad ammirare il ritratto eseguito da Max Beckmann, Quappi in pink jumper del 1934, che si trova al Museo Nacional Thyssen Bornemisza a Madrid. Esso è esemplificativo della trasformazione della donna in questo scorcio temporale.

Avevamo già visto la donna entrare nelle fabbriche. Ora, però, la sua capacità di razionalizzare il lavoro domestico, come tempo e come rendimento, viene pian piano spostata nella produzione extra domestica e l’occhio vigile e attento della dirigenza maschile ne rimane colpito al punto da prefigurarne nuovi scenari. Da lì a poco politici e industriali concordano su un punto: anche il funzionamento della casa necessita di essere assimilato e integrato all’organizzazione dell’intera società.

Così, a partire dal 1920 si assiste a un’offerta di elettrodomestici e attrezzature varie, senza precedenti, che viene indirizzata alla donna. 

Giusto per non perdere la bussola, vi ricordo che ci troviamo all’inizio del ventennio del “proibizionismo”.  Locale celeberrimo di quell’epoca è il Cotton Club di Harlem, quartiere di New York, qui in una fotografia del febbraio 1930.

Qual è il disegno nascosto? Semplice: la casalinga americana deve diventare sia consumatrice che amministratrice della casa. Non c’è scampo. 

Per raggiungere lo scopo, essa viene responsabilizzata a controllare il consumo della propria abitazione e a organizzare e pianificare, accuratamente, i processi familiari. Sempre in quest’ottica, nascono le vendite a rate e i progetti di lunga durata, affinché l’intera popolazione possa accedere ai nuovi indispensabili beni di consumo!   

In men che non si dica i grandi magazzini americani si trasformano in un nuovo spazio pubblico che, guarda un po’, sembra creato apposta perché le donne lo vivano come un luogo di ricreazione e socialità, non solo di consumo – sia chiaro. In questo spazio esse potranno rivestire alcuni ruoli di autorità, sia in veste di acquirenti che di capisettore. Ecco che inizia a delinearsi una nuova cultura di massa.

Siccome le ambizioni sono alte, alla donna americana viene richiesta anche un’apparenza fisica particolarmente curata. Per cui si procede con la ridefinizione dell’ideale di femminilità. A tale scopo l’industria cosmetica e quella dei vari prodotti igienici si fanno trovare pronti a scodellare ogni genere di proposte.

Così, ispirandosi al motto “la bellezza può essere raggiunta da tutte le donne, se si impegnano sufficientemente” – vi prego di notare la finezza della sottolineatura sull’impegno – inizia il processo di uniformazione dell’aspetto femminile.

Ma, attenzione: un simile processo sottintende non solo una trasformazione esteriore, bensì anche interiore, e infatti le varie case cosmetiche di quegli anni ruotano costantemente intorno all’idea che sapersi truccare significa “trovare se stesse”. Pertanto, nel 1921 sul mercato statunitense appare il primo assorbente Kottex, seguito a raffica da una miriade di altri prodotti.

Eccovi un paio di esempi: qui trovate una pubblicità dell’ottobre 1924, collezione della Museum Modern Art Library…

… e qui accanto l’annuncio pubblicitario degli assorbenti Kottex della Ladies Home Journal, 1930, Cambridge.

Bisogna anche aggiungere che l’industria cosmetica americana di quegli anni guarda anche alle donne di colore, il cui successo personale viene fatto dipendere – ta dam – da capelli stirati e pelle schiarita.

Del resto, c’è poco da meravigliarsi, se si tiene in considerazione che in quegli stessi anni si consumavano i peggiori crimini messi a punto dal movimento Ku Klu Klan. Qui sotto potete vedere una riunione notturna degli incappucciati a Chicago nel 1920 circa.

Ma un simile processo di trasformazione non può stare in piedi senza l’ausilio di una oculata concertazione di vari mezzi di comunicazione. Entrano quindi in gioco i periodici, la pubblicità e, soprattutto, il cinema.

A quest’ultimo viene assegnato il compito di rafforzare la “cultura della bellezza”. Tra il 1920 e il 1930 gli studi di Hollywood sfornano decine e decine di immagini femminili di grande carisma. Il divismo hollywoodiano diventa anche l’anello principale della trasmissione dei modelli statunitensi nell’Europa a cavallo delle due guerre. Non c’è nulla di meglio di un film per offrire pratiche lezioni di moda, trucco e comportamento.

Qui potete osservare una foto di Mary Pickford, uno dei modelli femminili dei film americani in voga nel 1920.

Mentre lasciamo in sospeso l’America che, nel 1929, viene segnata dal tragico crollo della Borsa di Wall Street da cui ebbe inizio la Grande Depressione che sconvolse l’economia mondiale, guardiamo cosa accadde nel vecchio continente.

In Europa, in conseguenza ai grandi cambiamenti economici e di consumo indotti dalla Prima guerra mondiale, i processi di trasformazione del lavoro domestico e dell’immagine femminile erano già in corso.

In Francia, per esempio, tra il 1927 e il 1932 viene introdotta l’elettricità in tutte le case e l’estensione del gas. Questo fenomeno si affianca al bisogno crescente di semplificare le mansioni domestiche delle donne borghesi che tendono a cercare un lavoro fuori casa.

Qui sopra potete vedere immagini da due film: da sinistra a destra, La regola del gioco di Jean Renoir (1939) e Alba tragica di Marcel Carné (1939).

Tra gli anni ’30 e ’40 a Parigi si affaccia un nuovo stile di vita che include un’inusitata attenzione all’igiene domestica e un radicale cambiamento delle abitudini alimentari: via via scompaiono dalle tavole i piatti tradizionali che richiedono lunghe e complicate preparazioni, per dar spazio a piatti più semplici e presto pronti, come le crudités e i formaggi. Sempre in questi anni si consolida il successo delle industrie dei cosmetici francesi.

Sempre in Francia, nel 1939, il progresso tecnologico nelle case è limitato a pochi elettrodomestici, ma è già cambiata l’immagine della donna e, di conseguenza, sono già cambiati gli aspetti culturali fondamentali. La nuova francese è ora una donna che, anche la sera, appare sorridente attraente, sia nel vestiario che nel trucco.

A stimolare il cambiamento contribuisce in larga misura anche la stampa. Nel 1937, infatti, il nuovo periodico Marie Claire, che mette le cure di bellezza alla portata di tutte le francesi, anche le più disagiate, raggiunge il tetto di 800 mila copie vendute. La ragione di una così alta diffusione sta soprattutto nel basso prezzo che fa della rivista la “Vogue du pauvre”.

In questo periodo vanno consolidandosi anche alcune forme tipiche dei mezzi di comunicazione di massa dedicati alle donne, come per esempio la “posta del cuore” e altre rubriche che ospitano discorsi autobiografici che lasciano trasparire il disagio di molte donne nel corso dei grandi cambiamenti. Perfettamente centrato su questi argomenti, Confidences, periodico femminile parigino, nel 1939 arriva a superare largamente il milione di compie vendute.

Ma questo periodo di fecondità creativa dura poco e viene interrotto nel giugno del 1940 con l’ingresso delle truppe tedesche a Parigi.

Nel prossimo post andremo a vedere cosa accadeva in Italia nello stesso periodo, tra le due guerre…

Arrivederci a presto e a tutti un caro saluto!

 

Clementina Daniela Sanguanini

BIBLIOGRAFIA

  • Storia delle donne, Georges Duby e Michelle Perrot, Vol. V, Laterza, Roma-Bari, 1992, pp. 296-302.
  • The American Yawp, The new era, americanyawp.com
  • Cinematografia Francese, Enciclopedia Treccani

 

ICONOGRAFIA

  • Wikipedia, Quappi in Pink Jumper di Max Beckmann
  • Wikipedia, Cotton Club, Harlem, New York, febbraio 1930
  • Americanyawp.com, pagina pubblicitaria dell’ottobre 1924, Museum of Modern Art Library
  • Ladies Home Journal, annuncio pubblicitario assorbenti Kottex, 1930, Cambridge
  • Wikipedia, Riunione notturna degli incappucciati a Chicago nel 1920 circa
  • Americanyawp.com, Mary Pickford in un film del 1920
  • Wikipedia, scena del film La regola del gioco, di Jean Renoir, 1939
  • Wikipedia, scena del film Alba tragica, Marcel Carné, 1939
  • E-bay, copertina della rivista Confidences, edizione marzo 1939